NC-56
12.05.2021
Nella serata di ieri 11 maggio 2021, è andata in onda la 66esima edizione dei David Di Donatello. La cerimonia condotta da Carlo Conti è tornata a svolgersi in presenza dopo l’edizione in lockdown dello scorso anno. L’opening della cerimonia è stato affidato a Laura Pausini che si è esibita con Io sì, brano che le è valso una vittoria ai Golden Globe ed una nomination agli Oscar. Orgoglio nazionale? Forse non del tutto vista la strana piega che hanno preso le premiazioni, ma ne riparleremo a breve.
La serata si è svolta in contemporanea da due location diverse: gli storici studi Rai, e il Teatro dell’Opera di Roma, che ha ospitato l’Orchestra della Sinfonietta di Roma insieme ad alcuni dei candidati in concorso. Tra scrosci di applausi, commozione generale e standing ovation ripetute, sono state eseguite alcune delle monumentali colonne sonore del compianto Maestro Ennio Morricone, sotto la direzione del figlio Andrea. Forte commozione anche per il ricordo in onore di Gigi Proietti, celebrato dal suo amico ed allievo Enrico Brignano.
Pur non essendo mancati momenti di forte impatto emotivo, nel complesso la struttura dell’intera cerimonia non è stata del tutto convincente. Pochi e quasi inesistenti i momenti di vero spettacolo ed intrattenimento, che hanno portato ad una totale mancanza di ritmo nel susseguirsi degli annunci dei vincitori. Nonostante questo,come ha ricordato il ministro Dario Franceschini, ospite sul palco al fianco di Carlo Conti ad inizio serata, il cinema non si è mai fermato, set e produzioni sono andati avanti, e il fatto che la cerimonia si sia potuta tenere in presenza è stato importante per ricordarlo a tutti.
Ma veniamo ora alle premiazioni. Vera star della serata Sophia Loren, premiata come migliore attrice protagonista per il suo ruolo nel film La vita davanti a sè. Sophia, splendida e profondamente commossa è salita sul palco, accompagnata da suo figlio Edoardo Ponti. Nel suo discorso di ringraziamento, ha ricordato di aver vinto il suo primo David (sette i David di Donatello conseguiti nella sua carriera per altrettante nomination) ben 60 anni fa. Una vita intera dedicata al cinema. Lo stesso cinema senza cui non potrebbe vivere.
Piuttosto frettoloso invece il momento dedicato ad un’altra colonna portante del nostro cinema, Sandra Milo, sul palco per ritirare un premio alla carriera. Fortunatamente ha provveduto lei stessa con la sua leggerezza e vivacità a risollevare la situazione. Sandra Milo ha infatti deciso, non solo di ringraziare il suo agente, facente parte di una categoria a suo parere sempre dimenticata, ma dopo i saluti al figlio, ha terminato con una bella stoccata ricordando che non è mai troppo tardi per ricevere un premio.
Tra i momenti memorabili poi, il discorso di ringraziamento di Emma, figlia di Mattia Torre, scomparso nel 2019, e vincitore del David alla migliore sceneggiatura originale per il suo film Figli.
<<Volevo fare i complimenti a mio padre, che ha vinto il premio anche se non c’è più>> ha detto Emma, con una semplicità disarmante, finendo poi per dedicare il premio al fratellino Nico che la fa ammazzare dalle risate e alla mamma Francesca sul palco con lei, che non si arrende mai. Sorprendente poi la reazione di Pietro Castellitto, premiato come miglior esordiente. Visibilmente emozionato ha ricordato che i premi fanno piacere ma le sconfitte aiutano a creare, per terminare con << un bacio a mamma e papà>>.
Vincitore su tutti però, contro quasi ogni pronostico, Giorgio Diritti con il suo biopic su Antonio Ligabue dal titolo Volevo Nascondermi. Il film, con protagonista Elio Germano, aveva ricevuto ben 15 candidature, per ricevere 7 premi. Dalla regia al miglior film, a brillare veramente è stata la performance di Elio Germano, reduce dalla vittoria di Berlino, il quale viene premiato infatti come miglior attore protagonista. Un ruolo complicato, non tanto per la trasformazione esterna, e quindi il consistente impegno fisico, quanto invece per il pericolo sempre incombente di risultare eccessivo, fuori luogo o addirittura esagerato. Sfida più che superata in quanto Elio Germano, con estrema delicatezza, restituisce piena dignità e profondità alla persona del pittore, senza mai, nemmeno per un secondo, risultare ridicolo o macchiettistico.
Ma veniamo ora alle sorprese che questa ultima edizione dei David ci ha riservato. Tornando all’ultimo Festival di Berlino, in molti davano per scontata la vittoria di Favolacce, opera seconda dei Fratelli D’innocenzo, che al suddetto Festival avevano ottenuto l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura. Eppure nonostante le 13 candidature nelle categorie più disparate, il film è stato quasi completamente ignorato. Favolacce, infatti, porta a casa un solo premio, quello per il migliore montaggio ad opera di Esmeralda Calabria. Che i commenti non proprio edificanti (tra l’altro personali e del tutto non richiesti) di Gabriele Muccino ne siano stati causa? Non ci è dato sapere. Fatto sta però che il tanto parlare tra la critica ed il pubblico da Berlino in poi, si è del tutto spento ieri notte.
Ma i gemelli romani non sono stati gli unici a rimanere a bocca (quasi) asciutta. Forse la sorpresa più inaspettata è stato il mancato David a Laura Pausini. Ebbene sì, con tanto di Golden Globe, nomination agli Oscar e performance in apertura, la Laura nazionale si è vista soffiar via la statuetta da Tolo Tolo ultimo film di Checco Zalone. A vincere infatti il brano Se lo sapevo venivo. Cosa ci ricorderemo di più di questa serata? Probabilmente l’espressione della Pausini, quasi in piedi per dirigersi al palco, incredula di non aver sentito l’annunciazione del suo di nome. Ma tutto è bene quel che finisce bene, una risata e via dall’imbarazzo del momento (forse).
Tra i grandi dimenticati della serata poi anche Hammamet, che aveva ottenuto ben 14 candidature, e che però ha ottenuto un premio, quello per il miglior trucco. Peccato poi per la scarsa attenzione riservata a Miss Marx, ultimo film di Susanna Nicchiarelli che pur avendo ricevuto 11 candidature, trionfa nelle categorie di migliori costumi ad opera del candidato all’Oscar Massimo Cantini Parrini (per Pinocchio), migliore produzione e miglior compositore ad opera di Gatto Ciliegia con il Grande Freddo insieme ai Downtown Boys.
Piuttosto inaspettata poi anche la vittoria di Mi chiamo Francesco, di Alex Infascelli sulla figura di Francesco Totti. Non che il film non lo meritasse, ma in molti credevano, alla luce della recente scomparsa della regista Valentina Pedicini, nella vittoria del suo documentario in gara, Faith.
Premiati poi Matilda De Angelis e Fabrizio Bentivoglio rispettivamente nelle categorie di migliore attrice e miglior attore non protagonista nel film L’isola delle rose, diretto da Sydney Sibilia, che riceve anche il David per i migliori effetti visivi. Mentre altro grande escluso Cosa sarà, l’ultimo film di Francesco Bruni, che forse avrebbe meritato una considerazione diversa a partire dalle candidature. Bene ma non benissimo, insomma, per questa edizione dei David che, in definitiva, è apparsa un po’ povera e frettolosa.
Nonostante questo, tuttavia, con la speranza di un avvenire migliore, possiamo considerare una vittoria il fatto che l’evento sia avvenuto in presenza, e seppure tra alti e bassi, è servito a ricordare a tutti quanto il cinema sia importante per questo paese, oggi più che mai.
NC-56
12.05.2021
Nella serata di ieri 11 maggio 2021, è andata in onda la 66esima edizione dei David Di Donatello. La cerimonia condotta da Carlo Conti è tornata a svolgersi in presenza dopo l’edizione in lockdown dello scorso anno. L’opening della cerimonia è stato affidato a Laura Pausini che si è esibita con Io sì, brano che le è valso una vittoria ai Golden Globe ed una nomination agli Oscar. Orgoglio nazionale? Forse non del tutto vista la strana piega che hanno preso le premiazioni, ma ne riparleremo a breve.
La serata si è svolta in contemporanea da due location diverse: gli storici studi Rai, e il Teatro dell’Opera di Roma, che ha ospitato l’Orchestra della Sinfonietta di Roma insieme ad alcuni dei candidati in concorso. Tra scrosci di applausi, commozione generale e standing ovation ripetute, sono state eseguite alcune delle monumentali colonne sonore del compianto Maestro Ennio Morricone, sotto la direzione del figlio Andrea. Forte commozione anche per il ricordo in onore di Gigi Proietti, celebrato dal suo amico ed allievo Enrico Brignano.
Pur non essendo mancati momenti di forte impatto emotivo, nel complesso la struttura dell’intera cerimonia non è stata del tutto convincente. Pochi e quasi inesistenti i momenti di vero spettacolo ed intrattenimento, che hanno portato ad una totale mancanza di ritmo nel susseguirsi degli annunci dei vincitori. Nonostante questo,come ha ricordato il ministro Dario Franceschini, ospite sul palco al fianco di Carlo Conti ad inizio serata, il cinema non si è mai fermato, set e produzioni sono andati avanti, e il fatto che la cerimonia si sia potuta tenere in presenza è stato importante per ricordarlo a tutti.
Ma veniamo ora alle premiazioni. Vera star della serata Sophia Loren, premiata come migliore attrice protagonista per il suo ruolo nel film La vita davanti a sè. Sophia, splendida e profondamente commossa è salita sul palco, accompagnata da suo figlio Edoardo Ponti. Nel suo discorso di ringraziamento, ha ricordato di aver vinto il suo primo David (sette i David di Donatello conseguiti nella sua carriera per altrettante nomination) ben 60 anni fa. Una vita intera dedicata al cinema. Lo stesso cinema senza cui non potrebbe vivere.
Piuttosto frettoloso invece il momento dedicato ad un’altra colonna portante del nostro cinema, Sandra Milo, sul palco per ritirare un premio alla carriera. Fortunatamente ha provveduto lei stessa con la sua leggerezza e vivacità a risollevare la situazione. Sandra Milo ha infatti deciso, non solo di ringraziare il suo agente, facente parte di una categoria a suo parere sempre dimenticata, ma dopo i saluti al figlio, ha terminato con una bella stoccata ricordando che non è mai troppo tardi per ricevere un premio.
Tra i momenti memorabili poi, il discorso di ringraziamento di Emma, figlia di Mattia Torre, scomparso nel 2019, e vincitore del David alla migliore sceneggiatura originale per il suo film Figli.
<<Volevo fare i complimenti a mio padre, che ha vinto il premio anche se non c’è più>> ha detto Emma, con una semplicità disarmante, finendo poi per dedicare il premio al fratellino Nico che la fa ammazzare dalle risate e alla mamma Francesca sul palco con lei, che non si arrende mai. Sorprendente poi la reazione di Pietro Castellitto, premiato come miglior esordiente. Visibilmente emozionato ha ricordato che i premi fanno piacere ma le sconfitte aiutano a creare, per terminare con << un bacio a mamma e papà>>.
Vincitore su tutti però, contro quasi ogni pronostico, Giorgio Diritti con il suo biopic su Antonio Ligabue dal titolo Volevo Nascondermi. Il film, con protagonista Elio Germano, aveva ricevuto ben 15 candidature, per ricevere 7 premi. Dalla regia al miglior film, a brillare veramente è stata la performance di Elio Germano, reduce dalla vittoria di Berlino, il quale viene premiato infatti come miglior attore protagonista. Un ruolo complicato, non tanto per la trasformazione esterna, e quindi il consistente impegno fisico, quanto invece per il pericolo sempre incombente di risultare eccessivo, fuori luogo o addirittura esagerato. Sfida più che superata in quanto Elio Germano, con estrema delicatezza, restituisce piena dignità e profondità alla persona del pittore, senza mai, nemmeno per un secondo, risultare ridicolo o macchiettistico.
Ma veniamo ora alle sorprese che questa ultima edizione dei David ci ha riservato. Tornando all’ultimo Festival di Berlino, in molti davano per scontata la vittoria di Favolacce, opera seconda dei Fratelli D’innocenzo, che al suddetto Festival avevano ottenuto l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura. Eppure nonostante le 13 candidature nelle categorie più disparate, il film è stato quasi completamente ignorato. Favolacce, infatti, porta a casa un solo premio, quello per il migliore montaggio ad opera di Esmeralda Calabria. Che i commenti non proprio edificanti (tra l’altro personali e del tutto non richiesti) di Gabriele Muccino ne siano stati causa? Non ci è dato sapere. Fatto sta però che il tanto parlare tra la critica ed il pubblico da Berlino in poi, si è del tutto spento ieri notte.
Ma i gemelli romani non sono stati gli unici a rimanere a bocca (quasi) asciutta. Forse la sorpresa più inaspettata è stato il mancato David a Laura Pausini. Ebbene sì, con tanto di Golden Globe, nomination agli Oscar e performance in apertura, la Laura nazionale si è vista soffiar via la statuetta da Tolo Tolo ultimo film di Checco Zalone. A vincere infatti il brano Se lo sapevo venivo. Cosa ci ricorderemo di più di questa serata? Probabilmente l’espressione della Pausini, quasi in piedi per dirigersi al palco, incredula di non aver sentito l’annunciazione del suo di nome. Ma tutto è bene quel che finisce bene, una risata e via dall’imbarazzo del momento (forse).
Tra i grandi dimenticati della serata poi anche Hammamet, che aveva ottenuto ben 14 candidature, e che però ha ottenuto un premio, quello per il miglior trucco. Peccato poi per la scarsa attenzione riservata a Miss Marx, ultimo film di Susanna Nicchiarelli che pur avendo ricevuto 11 candidature, trionfa nelle categorie di migliori costumi ad opera del candidato all’Oscar Massimo Cantini Parrini (per Pinocchio), migliore produzione e miglior compositore ad opera di Gatto Ciliegia con il Grande Freddo insieme ai Downtown Boys.
Piuttosto inaspettata poi anche la vittoria di Mi chiamo Francesco, di Alex Infascelli sulla figura di Francesco Totti. Non che il film non lo meritasse, ma in molti credevano, alla luce della recente scomparsa della regista Valentina Pedicini, nella vittoria del suo documentario in gara, Faith.
Premiati poi Matilda De Angelis e Fabrizio Bentivoglio rispettivamente nelle categorie di migliore attrice e miglior attore non protagonista nel film L’isola delle rose, diretto da Sydney Sibilia, che riceve anche il David per i migliori effetti visivi. Mentre altro grande escluso Cosa sarà, l’ultimo film di Francesco Bruni, che forse avrebbe meritato una considerazione diversa a partire dalle candidature. Bene ma non benissimo, insomma, per questa edizione dei David che, in definitiva, è apparsa un po’ povera e frettolosa.
Nonostante questo, tuttavia, con la speranza di un avvenire migliore, possiamo considerare una vittoria il fatto che l’evento sia avvenuto in presenza, e seppure tra alti e bassi, è servito a ricordare a tutti quanto il cinema sia importante per questo paese, oggi più che mai.