NC-159
01.08.2023
Il calendario, di solito, si appende in cucina sotto l’orologio, come a creare un asse simmetrico e incrementale di scansione del tempo. I secondi diventano ore, che diventano giorni, che diventano settimane, fino a che le caselle si esauriscono, e bisogna comprarne uno nuovo. Oltre che dal meteo e dalla notte che si avvicina o si allontana, sui calendari i mesi vengono contraddistinti da un’immagine - un’ape che raccoglie il polline, un'aerea dell’Empire State Building, un quadro di Miró - che in un modo o nell’altro cerca di racchiudere l’essenza di questa particolare trentina di giorni.
Per questo Agosto, al posto della singola illustrazione a cui siamo abituati, ODG pubblicherà una selezione di dieci film da vedere durante il mese, appositamente scelti per marcare ricorrenze, anniversari e affinità umorali.
3 Agosto.Tokyo Fist (1995), di Shin’ya Tsukamoto
In Tokyo Fist il corpo è continuamente spinto verso i suoi limiti materiali, gonfiato da pugni impazziti, trafitto da sbarre di metallo, strizzato di tutti i suoi liquidi. Il capolavoro di Tsukamoto è uno dei film più furiosi e iper-cinetici degli anni Novanta, ma tra le sue immagini resiste una classicità sublime. Nella rappresentazione dei volti e dei corpi in rapporto agli scenari di una Tokyo tutta proiettata verso l’alto si ritrova la lezione di una certa pittura rinascimentale – El Greco fu tra i primi a rappresentare i santi cercando un dialogo tra le loro figure e il cielo. Nel film di Tsukamoto il cielo è sempre invaso da palazzi altissimi che sovrastano i protagonisti e li opprimono, segno di una società progettata per soffocare il diverso. A certi outsider non resta che scannarsi come cani abbandonati, in un bagno di sangue delirante e senza fine. Forse per ricercare il senso nell’ultimo luogo realmente possibile: il corpo.
Disponibile su Prime Video.
5 Agosto. A Day in a Life (2020), di Larry Clark e Jonathan Velasquez
Larry Clark è senza dubbio uno dei fotografi e registi più provocatori a cavallo tra i due secoli, spesso criticato per la sua tendenza a rappresentare in modo esplicito momenti di sesso e masturbazione tra adolescenti. Il suo stile inconfondibile separa i soggetti dallo sfondo e si concentra con estrema vicinanza ai corpi dei giovani attori. A Day in a Life, cortometraggio realizzato con l’amico e collaboratore Jonathan Velasquez, è una sorta di sintesi essenziale del proprio cinema: la storia è la più semplice – un ragazzo e una ragazza si piacciono, si desiderano – e la narrazione si consuma in dettagli strettissimi del corpo, come se la macchina da presa si aggiungesse a una danza di seduzione e sesso con estrema passione. Questo piccolo film ripropone l’immaginario grunge a cui il regista ci ha abituati e lo racconta con insolita dolcezza e grande forza evocativa.
8 Agosto. Grazie zia (1968), di Salvatore Samperi
L’esordio alla regia di Samperi ha poco da spartire col filone della commedia sexy italiana. Lou Castel interpreta un figlio di industriali dissidente, che vuole rompere a tal punto con i valori familiari da rifiutarsi persino di camminare con le proprie gambe. Si costringe alla sedia a rotelle, convincendo gli altri di essere paraplegico. Ma le attenzioni della zia (una splendida Lisa Gastoni) si fanno tanto passionali e morbose da sfociare in un rapporto incestuoso. In una sceneggiatura ricca di spunti geniali, Samperi lega il discorso politico con quello carnale, e ad una prima parte incentrata sui temi del Vietnam e della lotta, segue una seconda in cui la pulsione sessuale vince su tutto: l’incesto come ultimo mezzo di rifiuto alle imposizioni di un sistema ipocrita, che con una mano alimenta le industrie e con l’altra gioca a fare la rivoluzione. Un dramma unico nel suo genere, passionale e divertito quanto disperato e mortuario.
11 Agosto. Simon del deserto (1965), di Luis Buñuel
Un film incompiuto, manchevole, sbagliato. E proprio per questo un’opera ridotta all’essenza poetica del suo autore. Simon del deserto si staglia nella produzione di Buñuel come una summa perfetta del suo cinema, che nelle sbavature e negli errori ritrova la forza cruda di una narrazione libera e anarchica. La storia di Simon, stilita che da più di sei anni vive su una colonna e che conduce la più ascetica delle esistenze, è ricca di invenzioni surrealiste, giochi con lo spettatore e continue provocazioni. In un film in cui il diavolo ha le fattezze di una donna tentatrice (la grande Silvia Pinal) e dove la salvezza sembra possibile solo nell’austerità di un deserto, l’ultima trappola dell’uomo è rappresentata dalla modernità assoluta: per Buñuel la chitarra elettrica è “uno strumento infernale”.
15 Agosto. Mixed by Erry (2023), di Sidney Sibilia
Il cinema di Sibilia procede con estrema coerenza nella narrazione di un’Italia tormentata e furbetta, ma anche romantica e vitale. La storia del dj napoletano Enrico Frattasio e dei suoi fratelli Peppe e Angelo fa riemerge le vicende delle compilation targate Mixed by Erry, e cioè della produzione e distribuzione delle musicassette pirata più grande d’Italia. Ma quella dei Frattasio è anche una storia di rivalsa sociale in un quartiere difficile di Napoli, nonché del legame assoluto e commovente tra un giovane, la musica e i suoi fratelli. Mixed by Erry è uno splendido inno all’italianità più vera, quella di una criminalità ingenua e sentimentale, in seno a una città prometeica dove non si pensa alle conseguenze e ci si brucia in voli impossibili.
Disponibile su Netflix, Prime Video, Apple TV, You Tube e Google Play Film.
18 Agosto. Le Eumenidi (2020), di Gipo Fasano
Le Eumenidi è un racconto libero da qualsiasi struttura convenzionale, che scorre e discorre in modo liquido, imprevedibile, tutto costruito su associazioni squisitamente fragili. È un film per certi versi letterario, che si dispiega come una sorta di flusso di coscienza, ma anche uno spettacolo di puro cinema, che nelle sue innovazioni di linguaggio rimanda alle infinite possibilità del mezzo. Interamente girato con uno smartphone e realizzato nell’arco di due anni, l’esordio del giovane Gipo Fasano mette in scena una generazione romana annoiata e vuota, che si perde nelle luci di una festa e nelle pieghe della notte. Un’opera fulminante e unica che segnala la vitalità della scena underground contemporanea.
23 Agosto. L'ingorgo (1979), di Luigi Comencini
Un’autostrada intasata per chilometri, migliaia di macchine in fila, suoni di clacson e freni. Il sole che batte, le fronti che grondano, delle voci che ridono, insultano, bestemmiano. L’ingorgo di Comencini mette in scena un intreccio inestricabile di organico e meccanico, di terrore e leggerezza, di comico e tragico. Verso la fine degli anni Settanta, i cadaveri del boom economico emergono in superficie e contaminano un paesaggio dilaniato dalla speculazione edilizia. Gli automobilisti di Comencini sono incastrati tra le carcasse di vecchie auto, che si stagliano ai lati della strada come rovine di una civiltà edonista e distruttiva. In una situazione di stasi squisitamente moderna, l’uomo regredisce allo stato primordiale, suggerendo come movimento e morale siano in qualche modo connessi: se la commedia all’italiana aveva preso slancio con un colpo di acceleratore e un paio di corna tra le dita, L’ingorgo decreta la fine di quell’era con toni mortuari e metafisici.
Disponibile tramite Prime Video su CG Collection.
26 Agosto. Crimes of the Future (2022), di David Cronenberg
La chirurgia come pratica sessuale e forma d’arte: i protagonisti dell’ultimo film di Cronenberg sono due performer che inscenano le loro sessioni operatorie come spettacoli d’avanguardia, nell’idea di esternare se stessi, ciò che si ha dentro, per davvero. Gli strumenti dell’artista sono gli stessi dell’erotomane, e tutto passa per il corpo, in una confusione totale tra dolore e piacere. Ma le evoluzioni qui immaginate, con il corpo che risponde alle rinnovate esigenze di alimentazione, sesso e spettacolo, sono dettate dal nuovo mondo o è invece il mondo a farsi nuovo grazie ai dettami del corpo? “Il sesso deve essere ancora inventato” disse una volta Marco Ferreri, per molti un regista venuto dal futuro. Cronenberg fa esattamente questo: inventa il sesso. E lo fa con il talento e l’ambiguità di un grande visionario.
Disponibile su Now TV, Apple TV, Google Play Film, e You Tube.
28 Agosto. Quiet Days in Clichy (1970), di Jens Jørgen Thorsen
L’opera prima dell’artista e provocatore danese Thorsen segue con precisione (e forse in modo fin troppo pedissequo) l’omonimo romanzo di Henry Miller, restituendo in scena la spensieratezza di alcuni dei giorni più felici nella vita del grande scrittore americano. La narrazione procede in modo aneddotico, lo stile è fortemente esplicito e i personaggi si muovono seguendo derive autonome e originali. L’influenza dell’avanguardia parigina segna il racconto di spunti psicogeografici e idee di détournement, senza però lasciarsi intaccare dalla seriosità della lezione situazionista. In più, la produzione danese permette a Thorsen di essere tra i primi registi a rappresentare in modo così disinibito delle scene di sesso non simulato, in un momento storico di inedita libertà espressiva. Un film leggero, nell’accezione più dolce del termine.
30 Agosto. Hurlments en faveur de Sade (1952), di Guy Debord
Hurlements en faveur de Sade è il rifiuto totale di assecondare qualsiasi bisogno, desiderio o vizio dello spettatore. Un film privo di immagini, che si apre con un bianco accecante e rumoroso (sentiamo voci maschili e femminili dire cose tra loro sconnesse, qualcuno legge il codice civile francese, qualcun altro tossisce o riflette sull’esistenza), seguito da un nero totale e silenzioso. E non c’è davvero nient’altro da vedere, solo dei quadri bianchi da ascoltare e dei quadri neri da soffrire. La prima (e per molto tempo l’unica) proiezione di questo grande anti-film venne interrotta dopo pochi minuti per le rivolte di molti spettatori indignati. Per Debord queste urla in favore di Sade non erano che un attacco diretto alla società spettacolare: “Ho distrutto il cinema perché era più facile che uccidere i passanti.”
Disponibile tramite Prime Video su Raro Video e The Film Club.
NC-159
01.08.2023
Il calendario, di solito, si appende in cucina sotto l’orologio, come a creare un asse simmetrico e incrementale di scansione del tempo. I secondi diventano ore, che diventano giorni, che diventano settimane, fino a che le caselle si esauriscono, e bisogna comprarne uno nuovo. Oltre che dal meteo e dalla notte che si avvicina o si allontana, sui calendari i mesi vengono contraddistinti da un’immagine - un’ape che raccoglie il polline, un'aerea dell’Empire State Building, un quadro di Miró - che in un modo o nell’altro cerca di racchiudere l’essenza di questa particolare trentina di giorni.
Per questo Agosto, al posto della singola illustrazione a cui siamo abituati, ODG pubblicherà una selezione di dieci film da vedere durante il mese, appositamente scelti per marcare ricorrenze, anniversari e affinità umorali.
3 Agosto.Tokyo Fist (1995), di Shin’ya Tsukamoto
In Tokyo Fist il corpo è continuamente spinto verso i suoi limiti materiali, gonfiato da pugni impazziti, trafitto da sbarre di metallo, strizzato di tutti i suoi liquidi. Il capolavoro di Tsukamoto è uno dei film più furiosi e iper-cinetici degli anni Novanta, ma tra le sue immagini resiste una classicità sublime. Nella rappresentazione dei volti e dei corpi in rapporto agli scenari di una Tokyo tutta proiettata verso l’alto si ritrova la lezione di una certa pittura rinascimentale – El Greco fu tra i primi a rappresentare i santi cercando un dialogo tra le loro figure e il cielo. Nel film di Tsukamoto il cielo è sempre invaso da palazzi altissimi che sovrastano i protagonisti e li opprimono, segno di una società progettata per soffocare il diverso. A certi outsider non resta che scannarsi come cani abbandonati, in un bagno di sangue delirante e senza fine. Forse per ricercare il senso nell’ultimo luogo realmente possibile: il corpo.
Disponibile su Prime Video.
5 Agosto. A Day in a Life (2020), di Larry Clark e Jonathan Velasquez
Larry Clark è senza dubbio uno dei fotografi e registi più provocatori a cavallo tra i due secoli, spesso criticato per la sua tendenza a rappresentare in modo esplicito momenti di sesso e masturbazione tra adolescenti. Il suo stile inconfondibile separa i soggetti dallo sfondo e si concentra con estrema vicinanza ai corpi dei giovani attori. A Day in a Life, cortometraggio realizzato con l’amico e collaboratore Jonathan Velasquez, è una sorta di sintesi essenziale del proprio cinema: la storia è la più semplice – un ragazzo e una ragazza si piacciono, si desiderano – e la narrazione si consuma in dettagli strettissimi del corpo, come se la macchina da presa si aggiungesse a una danza di seduzione e sesso con estrema passione. Questo piccolo film ripropone l’immaginario grunge a cui il regista ci ha abituati e lo racconta con insolita dolcezza e grande forza evocativa.
8 Agosto. Grazie zia (1968), di Salvatore Samperi
L’esordio alla regia di Samperi ha poco da spartire col filone della commedia sexy italiana. Lou Castel interpreta un figlio di industriali dissidente, che vuole rompere a tal punto con i valori familiari da rifiutarsi persino di camminare con le proprie gambe. Si costringe alla sedia a rotelle, convincendo gli altri di essere paraplegico. Ma le attenzioni della zia (una splendida Lisa Gastoni) si fanno tanto passionali e morbose da sfociare in un rapporto incestuoso. In una sceneggiatura ricca di spunti geniali, Samperi lega il discorso politico con quello carnale, e ad una prima parte incentrata sui temi del Vietnam e della lotta, segue una seconda in cui la pulsione sessuale vince su tutto: l’incesto come ultimo mezzo di rifiuto alle imposizioni di un sistema ipocrita, che con una mano alimenta le industrie e con l’altra gioca a fare la rivoluzione. Un dramma unico nel suo genere, passionale e divertito quanto disperato e mortuario.
11 Agosto. Simon del deserto (1965), di Luis Buñuel
Un film incompiuto, manchevole, sbagliato. E proprio per questo un’opera ridotta all’essenza poetica del suo autore. Simon del deserto si staglia nella produzione di Buñuel come una summa perfetta del suo cinema, che nelle sbavature e negli errori ritrova la forza cruda di una narrazione libera e anarchica. La storia di Simon, stilita che da più di sei anni vive su una colonna e che conduce la più ascetica delle esistenze, è ricca di invenzioni surrealiste, giochi con lo spettatore e continue provocazioni. In un film in cui il diavolo ha le fattezze di una donna tentatrice (la grande Silvia Pinal) e dove la salvezza sembra possibile solo nell’austerità di un deserto, l’ultima trappola dell’uomo è rappresentata dalla modernità assoluta: per Buñuel la chitarra elettrica è “uno strumento infernale”.
15 Agosto. Mixed by Erry (2023), di Sidney Sibilia
Il cinema di Sibilia procede con estrema coerenza nella narrazione di un’Italia tormentata e furbetta, ma anche romantica e vitale. La storia del dj napoletano Enrico Frattasio e dei suoi fratelli Peppe e Angelo fa riemerge le vicende delle compilation targate Mixed by Erry, e cioè della produzione e distribuzione delle musicassette pirata più grande d’Italia. Ma quella dei Frattasio è anche una storia di rivalsa sociale in un quartiere difficile di Napoli, nonché del legame assoluto e commovente tra un giovane, la musica e i suoi fratelli. Mixed by Erry è uno splendido inno all’italianità più vera, quella di una criminalità ingenua e sentimentale, in seno a una città prometeica dove non si pensa alle conseguenze e ci si brucia in voli impossibili.
Disponibile su Netflix, Prime Video, Apple TV, You Tube e Google Play Film.
18 Agosto. Le Eumenidi (2020), di Gipo Fasano
Le Eumenidi è un racconto libero da qualsiasi struttura convenzionale, che scorre e discorre in modo liquido, imprevedibile, tutto costruito su associazioni squisitamente fragili. È un film per certi versi letterario, che si dispiega come una sorta di flusso di coscienza, ma anche uno spettacolo di puro cinema, che nelle sue innovazioni di linguaggio rimanda alle infinite possibilità del mezzo. Interamente girato con uno smartphone e realizzato nell’arco di due anni, l’esordio del giovane Gipo Fasano mette in scena una generazione romana annoiata e vuota, che si perde nelle luci di una festa e nelle pieghe della notte. Un’opera fulminante e unica che segnala la vitalità della scena underground contemporanea.
23 Agosto. L'ingorgo (1979), di Luigi Comencini
Un’autostrada intasata per chilometri, migliaia di macchine in fila, suoni di clacson e freni. Il sole che batte, le fronti che grondano, delle voci che ridono, insultano, bestemmiano. L’ingorgo di Comencini mette in scena un intreccio inestricabile di organico e meccanico, di terrore e leggerezza, di comico e tragico. Verso la fine degli anni Settanta, i cadaveri del boom economico emergono in superficie e contaminano un paesaggio dilaniato dalla speculazione edilizia. Gli automobilisti di Comencini sono incastrati tra le carcasse di vecchie auto, che si stagliano ai lati della strada come rovine di una civiltà edonista e distruttiva. In una situazione di stasi squisitamente moderna, l’uomo regredisce allo stato primordiale, suggerendo come movimento e morale siano in qualche modo connessi: se la commedia all’italiana aveva preso slancio con un colpo di acceleratore e un paio di corna tra le dita, L’ingorgo decreta la fine di quell’era con toni mortuari e metafisici.
Disponibile tramite Prime Video su CG Collection.
26 Agosto. Crimes of the Future (2022), di David Cronenberg
La chirurgia come pratica sessuale e forma d’arte: i protagonisti dell’ultimo film di Cronenberg sono due performer che inscenano le loro sessioni operatorie come spettacoli d’avanguardia, nell’idea di esternare se stessi, ciò che si ha dentro, per davvero. Gli strumenti dell’artista sono gli stessi dell’erotomane, e tutto passa per il corpo, in una confusione totale tra dolore e piacere. Ma le evoluzioni qui immaginate, con il corpo che risponde alle rinnovate esigenze di alimentazione, sesso e spettacolo, sono dettate dal nuovo mondo o è invece il mondo a farsi nuovo grazie ai dettami del corpo? “Il sesso deve essere ancora inventato” disse una volta Marco Ferreri, per molti un regista venuto dal futuro. Cronenberg fa esattamente questo: inventa il sesso. E lo fa con il talento e l’ambiguità di un grande visionario.
Disponibile su Now TV, Apple TV, Google Play Film, e You Tube.
28 Agosto. Quiet Days in Clichy (1970), di Jens Jørgen Thorsen
L’opera prima dell’artista e provocatore danese Thorsen segue con precisione (e forse in modo fin troppo pedissequo) l’omonimo romanzo di Henry Miller, restituendo in scena la spensieratezza di alcuni dei giorni più felici nella vita del grande scrittore americano. La narrazione procede in modo aneddotico, lo stile è fortemente esplicito e i personaggi si muovono seguendo derive autonome e originali. L’influenza dell’avanguardia parigina segna il racconto di spunti psicogeografici e idee di détournement, senza però lasciarsi intaccare dalla seriosità della lezione situazionista. In più, la produzione danese permette a Thorsen di essere tra i primi registi a rappresentare in modo così disinibito delle scene di sesso non simulato, in un momento storico di inedita libertà espressiva. Un film leggero, nell’accezione più dolce del termine.
30 Agosto. Hurlments en faveur de Sade (1952), di Guy Debord
Hurlements en faveur de Sade è il rifiuto totale di assecondare qualsiasi bisogno, desiderio o vizio dello spettatore. Un film privo di immagini, che si apre con un bianco accecante e rumoroso (sentiamo voci maschili e femminili dire cose tra loro sconnesse, qualcuno legge il codice civile francese, qualcun altro tossisce o riflette sull’esistenza), seguito da un nero totale e silenzioso. E non c’è davvero nient’altro da vedere, solo dei quadri bianchi da ascoltare e dei quadri neri da soffrire. La prima (e per molto tempo l’unica) proiezione di questo grande anti-film venne interrotta dopo pochi minuti per le rivolte di molti spettatori indignati. Per Debord queste urla in favore di Sade non erano che un attacco diretto alla società spettacolare: “Ho distrutto il cinema perché era più facile che uccidere i passanti.”
Disponibile tramite Prime Video su Raro Video e The Film Club.