Le ombre del Novecento
recensione di Matteo Burburan
RV-86
24.01.2025
Molto spesso i film cha parlano del passato costruiscono, in realtà, un discorso sul presente. Questa "dinamica narrativa" risulta lampante in The Girl with the Needle (Pigen med nålen), ultima opera del regista svedese Magnus von Horn (da oggi disponibile sulla piattaforma MUBI) presentata in concorso a Cannes 2024 e nel programma della rassegna milanese Noir in Festival. Anche se non rispecchia questo genere a tutti gli effetti, la pellicola attinge dal noir la cupezza dei toni e delle atmosfere, che si pongono in contrasto tonale con il coloratissimo Sweat (2020), precedente lavoro di von Horn che si focalizzava sulla solitudine della vita di un’influencer.
The Girl with the Needle (che prende ispirazione da un oscuro fatto di cronaca nera) vede come protagonista Karoline (Vic Carmen Sonne), una giovane convinta di essere rimasta vedova dopo la sparizione del marito durante la Prima Guerra Mondiale che viene sedotta, e poi abbandonata, dal capo della fabbrica dove svolge la mansione di operaia. Incinta e ridotta alla povertà, si avvicinerà progressivamente a Dagmar (Trine Dyrholm), donna che gestisce un traffico di adozioni clandestine. L'inaspettato ritorno del consorte, deturpato e costretto ad indossare una maschera, complicherà ulteriormente la situazione.
È dalle prime immagini su sfondo nero di volti trasfigurati e in continuo mutamento che il film dichiara apertamente le proprie scelte stilistiche. Le atmosfere gotiche vengono richiamate dalla fotografia in bianco e nero, ed è proprio grazie al forte contrasto tra queste due tonalità che emerge, con tutta la sua forza, un chiaro citazionismo al cinema espressionista degli anni Dieci e Venti. Attraverso ombre allungate e inquadrature trasversali,The Girl with the Needle si presenta come un allucinato racconto degli ultimi giorni della Grande Guerra - che, come un fantasma, permea il lungometraggio palesandosi esclusivamente tramite le grida del marito di Karoline e di un giovanissimo venditore di giornali.
I temi e le caratterizzazioni dei personaggi si riallacciano fortemente al Modernismo dei primi del Novecento, ma si può anche notare una forte influenza da parte della narrativa di Charles Dickens, lo stato di estrema miseria e marginalità da cui Karoline brama di fuggire ne è un chiaro esempio, così come le varie scene ambientate in fabbrica - di grande potenza emotiva è proprio la sequenza del parto collocata in quel contesto. Ma in realtà, l'elemento di critica verso le misere condizioni sociali causate da una tardiva rivoluzione industriale, funge solamente da sfondo per intraprendere un'interessante indagine psicologica della protagonista e un brillante discorso sulla femminilità.
Così come nei grandi romanzi di inizio secolo è Karoline il perno dell’intera pellicola, a partire dal titolo (la ragazza con l’ago): le scelte registiche di von Horn la portano o ad essere inquadrata in ogni scena o ad assumere il punto di vista della narrazione attraverso delle soggettive. Di grande pregio è la prova recitativa di Vic Carmen Sonne, che affronta alla perfezione i continui mutamenti di intensità emozionale delle varie scene, passando dalla catatonia di un tentativo di aborto alle grida di dolore di un parto non desiderato.
The Girl with the Needle, è quindi un noir e, allo stesso tempo, una cronaca-sociale, ma le categorizzazioni non si fermano qui, spuntano fuori anche gli oscuri toni di un'anti-fiaba e l’orrore da freak show. Nella prima metà dell'opera la protagonista viene infatti caratterizzata come una sorta di anti-Cenerentola: il ricco proprietario della fabbrica non la porta all’emancipazione economica bensì a una situazione di alterità ancora più enfatizzata, così come neanche la bestiale figura maritale (che ribalta la parabola narrativa del racconto La Bella e la Bestia).
I personaggi maschili si rivelano quindi costantemente insufficienti, alla stregua di un film come Poor Things (Povere Creature, 2024) che, pur con toni diametralmente opposti, affronta il medesimo tema. Ma se nella pellicola di Lanthimos la soluzione femminista verso l'emancipazione è didascalicamente risolta con un percorso di vendetta messo in atto tramite la massima liberazione sessuale, in questa circostanza è proprio il sesso a rappresentare la radice del problema. Nonostante l'accurata descrizione di una donna che deve far fronte ad un mondo crudele ed orrorifico raggiunga gli apici di un devastante cinismo, è proprio essa a costruire un impianto cinematografico di grandissima raffinatezza.
Le ombre del Novecento
recensione di Matteo Burburan
RV-86
24.01.2025
Molto spesso i film cha parlano del passato costruiscono, in realtà, un discorso sul presente. Questa "dinamica narrativa" risulta lampante in The Girl with the Needle (Pigen med nålen), ultima opera del regista svedese Magnus von Horn (da oggi disponibile sulla piattaforma MUBI) presentata in concorso a Cannes 2024 e nel programma della rassegna milanese Noir in Festival. Anche se non rispecchia questo genere a tutti gli effetti, la pellicola attinge dal noir la cupezza dei toni e delle atmosfere, che si pongono in contrasto tonale con il coloratissimo Sweat (2020), precedente lavoro di von Horn che si focalizzava sulla solitudine della vita di un’influencer.
The Girl with the Needle (che prende ispirazione da un oscuro fatto di cronaca nera) vede come protagonista Karoline (Vic Carmen Sonne), una giovane convinta di essere rimasta vedova dopo la sparizione del marito durante la Prima Guerra Mondiale che viene sedotta, e poi abbandonata, dal capo della fabbrica dove svolge la mansione di operaia. Incinta e ridotta alla povertà, si avvicinerà progressivamente a Dagmar (Trine Dyrholm), donna che gestisce un traffico di adozioni clandestine. L'inaspettato ritorno del consorte, deturpato e costretto ad indossare una maschera, complicherà ulteriormente la situazione.
È dalle prime immagini su sfondo nero di volti trasfigurati e in continuo mutamento che il film dichiara apertamente le proprie scelte stilistiche. Le atmosfere gotiche vengono richiamate dalla fotografia in bianco e nero, ed è proprio grazie al forte contrasto tra queste due tonalità che emerge, con tutta la sua forza, un chiaro citazionismo al cinema espressionista degli anni Dieci e Venti. Attraverso ombre allungate e inquadrature trasversali,The Girl with the Needle si presenta come un allucinato racconto degli ultimi giorni della Grande Guerra - che, come un fantasma, permea il lungometraggio palesandosi esclusivamente tramite le grida del marito di Karoline e di un giovanissimo venditore di giornali.
I temi e le caratterizzazioni dei personaggi si riallacciano fortemente al Modernismo dei primi del Novecento, ma si può anche notare una forte influenza da parte della narrativa di Charles Dickens, lo stato di estrema miseria e marginalità da cui Karoline brama di fuggire ne è un chiaro esempio, così come le varie scene ambientate in fabbrica - di grande potenza emotiva è proprio la sequenza del parto collocata in quel contesto. Ma in realtà, l'elemento di critica verso le misere condizioni sociali causate da una tardiva rivoluzione industriale, funge solamente da sfondo per intraprendere un'interessante indagine psicologica della protagonista e un brillante discorso sulla femminilità.
Così come nei grandi romanzi di inizio secolo è Karoline il perno dell’intera pellicola, a partire dal titolo (la ragazza con l’ago): le scelte registiche di von Horn la portano o ad essere inquadrata in ogni scena o ad assumere il punto di vista della narrazione attraverso delle soggettive. Di grande pregio è la prova recitativa di Vic Carmen Sonne, che affronta alla perfezione i continui mutamenti di intensità emozionale delle varie scene, passando dalla catatonia di un tentativo di aborto alle grida di dolore di un parto non desiderato.
The Girl with the Needle, è quindi un noir e, allo stesso tempo, una cronaca-sociale, ma le categorizzazioni non si fermano qui, spuntano fuori anche gli oscuri toni di un'anti-fiaba e l’orrore da freak show. Nella prima metà dell'opera la protagonista viene infatti caratterizzata come una sorta di anti-Cenerentola: il ricco proprietario della fabbrica non la porta all’emancipazione economica bensì a una situazione di alterità ancora più enfatizzata, così come neanche la bestiale figura maritale (che ribalta la parabola narrativa del racconto La Bella e la Bestia).
I personaggi maschili si rivelano quindi costantemente insufficienti, alla stregua di un film come Poor Things (Povere Creature, 2024) che, pur con toni diametralmente opposti, affronta il medesimo tema. Ma se nella pellicola di Lanthimos la soluzione femminista verso l'emancipazione è didascalicamente risolta con un percorso di vendetta messo in atto tramite la massima liberazione sessuale, in questa circostanza è proprio il sesso a rappresentare la radice del problema. Nonostante l'accurata descrizione di una donna che deve far fronte ad un mondo crudele ed orrorifico raggiunga gli apici di un devastante cinismo, è proprio essa a costruire un impianto cinematografico di grandissima raffinatezza.