INT-75
04.07.2024
Con German Lessons (2020), il bulgaro Pavel G. Vesnakov si è fatto conoscere a livello internazionale. Presentata al Cairo International Film Festival, l’opera è sicuramente risultata interessante per il suo modo di inserirsi all’interno di una tipologia mainstream di cinema sociale dell’Europa Orientale. Il suo secondo lungometraggio, Windless (2024), rappresenta un cambio di rotta radicale: un lavoro dalla fotografia curata in un modo particolare, con un ritmo rallentato, pochi dialoghi, molti silenzi, che vede come protagonista un personaggio pieno di tatuaggi in volto - interpretato dal rapper Fyre - che potrebbe sembrare fuori luogo in un film che appartiene ad un cinema d’autore dalla matrice estremamente intellettuale, ma che invece funziona.
Presentato al Karlovy Vary Film Festival nella sezione parallela Proxima, Windless ha rappresentato una delle migliori anteprime mondiali della manifestazione ceca, ed essendo co-prodotto da Disparte verrà distribuito da Fandango nelle sale italiane a partire da oggi, 4 Luglio.
Abbiamo incontrato Pavel G. Vesnakov, e parlato con lui del suo ultimo lavoro.
German Lessons (2020)
Vorrei iniziare con “l’aspetto estetico” più appariscente, l’aspect ratio di 1:1, che immette un chiaro senso di claustrofobia, ma che sono sicuro sia stata una sfida immensa a livello tecnico, o per sviluppare le scene.
È stato certamente complicato, perché a parte l’aspect ratio, abbiamo anche deciso di usare inquadrature fisse in prevalenza. La macchina da presa si muove solo un paio di volte. È stato interessante da un punto di vista artistico, perché ritengo che con maggiori restrizioni si diventa più creativi.
Windless ha un’atmosfera sospesa nel tempo ma, nello stesso momento, parla di un paesino che sta per subire un cambiamento radicale, il titolo suggerisce un’assenza di vento ma nel film spesso vediamo le nubi in tempesta, percepisco sempre alcune contraddizioni intenzionali.
Penso che in Bulgaria, nella nostra società, abbiamo questa sensazione che il tempo si sia fermato e che niente stia progredendo. Al contempo, tutto si trasforma ed è difficile rendersi conto di cosa stia succedendo. Lo vediamo nella società, anche al di fuori della mia Nazione, ed è quello che volevo immortalare con questo film. Questo sforzo, questa lotta quotidiana con le persone locali e il modo in cui si rapportano con chi vive all’estero e ritorna a casa.
Anche il tema del ritorno a casa è stato spesso toccato nel cinema, ma Windless si distingue in qualche modo.
Volevo raccontare una storia semplice, alla quale molti si possano sentire affini anche se provengono da diverse culture o parti del mondo, ma anche trovare qualcosa di unico nel modo in cui racconto questa storia. Cosa c’è di speciale nella nostra società in Bulgaria? E penso che ho trovato questa prospettiva particolare nella rappresentazione visiva della storia. Il modo in cui usiamo le immagini nel modo più poetico possibile per questo tipo di narrazione, è qualcosa che è importante per me come autore.
Windless (2024)
Parlando di immagini poetiche, in una sequenza ho notato una certa allusione ad Andrej Tarkovskij.
L’ho incanalato molto, lo apprezzo particolarmente e abbiamo ripreso molte scene in questo modo, non era l’unica sequenza di questo genere. In fase di montaggio ci siamo resi conto che Windless stava diventando troppo simile ai suoi film. Ho quindi cercato di limitarmi, ma se fosse per me e se non mi importasse di compiacere il pubblico, riempirei il film di queste inquadrature.
Al contempo va bene così, non ho avuto l’impressione che questo parallelo fosse così presente. E facendo un film lento è difficile non guardare a Tarkovskij.
Si, si. Non puoi sfuggire alla sua influenza, è come se gli facessimo un piccolo omaggio.
Dal tipo di color grading, ho avuto la sensazione che il film potesse essere stato realizzato in pellicola, avete girato in pellicola o in digitale?
Abbiamo girato il film in digitale, ma nel mio tempo libero sono un appassionato di fotografia e con il mio DOP ci siamo ispirati a due grandi fotografi che lavorano in pellicola. Uno è William Eggleston, l’altro è Todd Hydo. Puoi vedere le loro influenze nel nostro uso del colore, molto saturato ma buio, che è qualcosa che trovo interessante.
Per protagonista hai scelto Fyre, un rapper noto in Bulgaria, per un ruolo in un film inusuale per una celebrità associata, di solito, ad un ambiente diverso dal cinema d’autore.
Ho deciso di parlarci ed ha accettato, ed a quel punto ho cambiato la sceneggiatura per accomodarla alla sua presenza. Ho scelto lui perché l’ho trovato intelligente e sensibile, non tanto per la sua fama. È un film che è molto personale rispetto a lui.
Windless (2024)
E forse c’erano aspetti improvvisati o personali nei vari monologhi dei personaggi secondari?
Si, certo, in queste lunghissime inquadrature non penso sia possibile essere verosimili se non ci si inserisce qualcosa di personale. Tutti i personaggi seguivano la sceneggiatura, ma usando le proprie parole.
Ripensando al tuo film precedente, German Lessons, era molto diverso, più dialogato, dinamico, con un’aspect ratio da 2.35:1…con Windless hai cambiato strada.
Si, il mio primo film, German Lessons, era ispirato ai miei cortometraggi precedenti ed all’epoca pensavo che, come regista, avrei continuato ad essere così com’è quel film, ma con Windless so di aver fatto dei cambiamenti drastici. Sono successe molte cose nella mia vita, e penso che questo lungometraggio sia più vicino all’approccio che adopererò in futuro.
Quale direzione prenderai dopo Windless?
Il mio prossimo progetto riguarderà un osservatorio astronomico situato su delle montagne. Sarà la prima volta che farò un film con personaggi non appartenenti al ceto operaio ma che invece sono degli intellettuali, astrofisici che esplorano il cielo. È di nuovo un film lento e un po’ filosofico, sulla natura del tempo e su come affrontarlo. Possiamo tornare al passato, indietro nel tempo?
Il trailer di Windless (2024)
INT-75
04.07.2024
Con German Lessons (2020), il bulgaro Pavel G. Vesnakov si è fatto conoscere a livello internazionale. Presentata al Cairo International Film Festival, l’opera è sicuramente risultata interessante per il suo modo di inserirsi all’interno di una tipologia mainstream di cinema sociale dell’Europa Orientale. Il suo secondo lungometraggio, Windless (2024), rappresenta un cambio di rotta radicale: un lavoro dalla fotografia curata in un modo particolare, con un ritmo rallentato, pochi dialoghi, molti silenzi, che vede come protagonista un personaggio pieno di tatuaggi in volto - interpretato dal rapper Fyre - che potrebbe sembrare fuori luogo in un film che appartiene ad un cinema d’autore dalla matrice estremamente intellettuale, ma che invece funziona.
Presentato al Karlovy Vary Film Festival nella sezione parallela Proxima, Windless ha rappresentato una delle migliori anteprime mondiali della manifestazione ceca, ed essendo co-prodotto da Disparte verrà distribuito da Fandango nelle sale italiane a partire da oggi, 4 Luglio.
Abbiamo incontrato Pavel G. Vesnakov, e parlato con lui del suo ultimo lavoro.
German Lessons (2020)
Vorrei iniziare con “l’aspetto estetico” più appariscente, l’aspect ratio di 1:1, che immette un chiaro senso di claustrofobia, ma che sono sicuro sia stata una sfida immensa a livello tecnico, o per sviluppare le scene.
È stato certamente complicato, perché a parte l’aspect ratio, abbiamo anche deciso di usare inquadrature fisse in prevalenza. La macchina da presa si muove solo un paio di volte. È stato interessante da un punto di vista artistico, perché ritengo che con maggiori restrizioni si diventa più creativi.
Windless ha un’atmosfera sospesa nel tempo ma, nello stesso momento, parla di un paesino che sta per subire un cambiamento radicale, il titolo suggerisce un’assenza di vento ma nel film spesso vediamo le nubi in tempesta, percepisco sempre alcune contraddizioni intenzionali.
Penso che in Bulgaria, nella nostra società, abbiamo questa sensazione che il tempo si sia fermato e che niente stia progredendo. Al contempo, tutto si trasforma ed è difficile rendersi conto di cosa stia succedendo. Lo vediamo nella società, anche al di fuori della mia Nazione, ed è quello che volevo immortalare con questo film. Questo sforzo, questa lotta quotidiana con le persone locali e il modo in cui si rapportano con chi vive all’estero e ritorna a casa.
Anche il tema del ritorno a casa è stato spesso toccato nel cinema, ma Windless si distingue in qualche modo.
Volevo raccontare una storia semplice, alla quale molti si possano sentire affini anche se provengono da diverse culture o parti del mondo, ma anche trovare qualcosa di unico nel modo in cui racconto questa storia. Cosa c’è di speciale nella nostra società in Bulgaria? E penso che ho trovato questa prospettiva particolare nella rappresentazione visiva della storia. Il modo in cui usiamo le immagini nel modo più poetico possibile per questo tipo di narrazione, è qualcosa che è importante per me come autore.
Windless (2024)
Parlando di immagini poetiche, in una sequenza ho notato una certa allusione ad Andrej Tarkovskij.
L’ho incanalato molto, lo apprezzo particolarmente e abbiamo ripreso molte scene in questo modo, non era l’unica sequenza di questo genere. In fase di montaggio ci siamo resi conto che Windless stava diventando troppo simile ai suoi film. Ho quindi cercato di limitarmi, ma se fosse per me e se non mi importasse di compiacere il pubblico, riempirei il film di queste inquadrature.
Al contempo va bene così, non ho avuto l’impressione che questo parallelo fosse così presente. E facendo un film lento è difficile non guardare a Tarkovskij.
Si, si. Non puoi sfuggire alla sua influenza, è come se gli facessimo un piccolo omaggio.
Dal tipo di color grading, ho avuto la sensazione che il film potesse essere stato realizzato in pellicola, avete girato in pellicola o in digitale?
Abbiamo girato il film in digitale, ma nel mio tempo libero sono un appassionato di fotografia e con il mio DOP ci siamo ispirati a due grandi fotografi che lavorano in pellicola. Uno è William Eggleston, l’altro è Todd Hydo. Puoi vedere le loro influenze nel nostro uso del colore, molto saturato ma buio, che è qualcosa che trovo interessante.
Per protagonista hai scelto Fyre, un rapper noto in Bulgaria, per un ruolo in un film inusuale per una celebrità associata, di solito, ad un ambiente diverso dal cinema d’autore.
Ho deciso di parlarci ed ha accettato, ed a quel punto ho cambiato la sceneggiatura per accomodarla alla sua presenza. Ho scelto lui perché l’ho trovato intelligente e sensibile, non tanto per la sua fama. È un film che è molto personale rispetto a lui.
Windless (2024)
E forse c’erano aspetti improvvisati o personali nei vari monologhi dei personaggi secondari?
Si, certo, in queste lunghissime inquadrature non penso sia possibile essere verosimili se non ci si inserisce qualcosa di personale. Tutti i personaggi seguivano la sceneggiatura, ma usando le proprie parole.
Ripensando al tuo film precedente, German Lessons, era molto diverso, più dialogato, dinamico, con un’aspect ratio da 2.35:1…con Windless hai cambiato strada.
Si, il mio primo film, German Lessons, era ispirato ai miei cortometraggi precedenti ed all’epoca pensavo che, come regista, avrei continuato ad essere così com’è quel film, ma con Windless so di aver fatto dei cambiamenti drastici. Sono successe molte cose nella mia vita, e penso che questo lungometraggio sia più vicino all’approccio che adopererò in futuro.
Quale direzione prenderai dopo Windless?
Il mio prossimo progetto riguarderà un osservatorio astronomico situato su delle montagne. Sarà la prima volta che farò un film con personaggi non appartenenti al ceto operaio ma che invece sono degli intellettuali, astrofisici che esplorano il cielo. È di nuovo un film lento e un po’ filosofico, sulla natura del tempo e su come affrontarlo. Possiamo tornare al passato, indietro nel tempo?
Il trailer di Windless (2024)