INT-12
19.09.2022
In seguito ad inchieste controverse come quella di JFK, o l’Intervista a Putin, Oliver Stone presenta fuori concorso alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo documentario, Nuclear, ispirato al libro “A bright future” di Joshua Goldstein. Nel film, Stone cerca di trasmettere con semplicità l’importanza del nucleare nell’ambito delle energie rinnovabili per fermare il riscaldamento globale, e delinea gli effetti della misinformazione che ha avuto una massiccia campagna antinucleare portata avanti da associazioni in apparenza ambientaliste o studi occultamente finanziati da magnati petroliferi, quali i Rockefeller. Nuclear contiene anche l’ultima colonna sonora del celebre compositore greco Vangelis. A Venezia abbiamo incontrato Oliver Stone e il co-sceneggiatore Joshua Goldstein e questa è stata la chiacchierata insieme a loro.
Cosa l’ha spinta a parlare di questo argomento?
OS: Il film di Al Gore Una Scomoda Verità mi ha spaventato, dava notizie terribili, le temperature si alzano, ci sono sempre più siccità, in Europa non si vedeva una siccità come questa da 500 anni. Il Pakistan è sott’acqua in seguito alle inondazioni, la situazione sta diventando sempre più terribile… Forse io non sarò ancora in giro per molto, ma i miei figli e quelli di Joshua sì. Quindi abbiamo collaborato, mossi dalla paura. Il film di Al Gore non menziona mai l’energia nucleare, è un argomento politicamente tabù nella coscienza americana. La gente ci crede ma non ne parla. Bill Gates per esempio, come vedrete, in uno spezzone di repertorio del film quando ne parla si gira, è molto furtivo, dice “chiaramente le batterie possono arrivare fino ad un certo punto ed alla fine ci sarà bisogno del nucleare” e si volta, non vuole averci a che fare. L’ho chiamato ed abbiamo provato ad ottenere un’intervista ma ha rifiutato, non voleva proprio farla.
Com’è proseguito il processo di adattamento?
OS: Il libro di Goldstein è una lettura arida, difficile, ed è la prima volta che faccio un film di divulgazione scientifica, ma lo volevo fare davvero per poter apprendere l’argomento io stesso. Il processo era l’apprendimento stesso, vedere e visitare i reattori, ed è così che ho appreso molto. Uno spera di riuscire a rendere un argomento abbastanza fruibile per farlo capire alle persone. Joshua ha continuato a correggere le mie bozze, ci ha fatto impazzire ma era rigoroso e fermo nel suo lavoro.
JG: Visto l’argomento controverso mi sono sentito in dovere d’essere il più preciso possibile, un solo errore ci avrebbe messo tutti contro.
Avevate pensato di fare un documentario fin dall’inizio?
OS: L’idea originale era di fare un film di finzione, perché il conseguimento più grande sarebbe quello di rendere qualcosa accattivante; perciò, Goldstein aveva scritto una sceneggiatura su una scienziata esperta di energia nucleare che aveva le migliori spiegazioni sul perché funziona e su un’azienda petrolifera che cerca di destabilizzarla. Sarebbe stato impossibile credere a ciò che si vedeva, perché sembrava troppo un film di Hitchcock, cercavano di ucciderla ecc.. Per me non era realistico. Poi lui ha scritto una nuova versione ancora peggiore e così abbiamo optato per il documentario, senza rischiare di fare cazzate.
Nel documentario si tratta in modo esteso delle origini della campagna antinucleare, anche da parte di associazioni ambientaliste come Greenpeace.
JG: La campagna è in atto da decenni ed ha speso miliardi di dollari, più di una campagna elettorale. È difficile muoversi contro una desensibilizzazione così grande, contro l’immagine dei barili gialli di scorie, vere e proprie menzogne, e Stone ha tutto il mio riconoscimento per aver scelto di fare questo film.
OS: Joshua prima ha menzionato il fatto che Greenpeace riceve donazioni anonime. Quindi, chi è che dona così tanti soldi a loro? Perché ricevono moltissimi fondi.
Un esempio che viene citato spesso all’interno del vostro film è il disastro di Chernobyl, e voi affermate che la serie HBO l’ha rappresentato in modo erroneo.
OS: Ai media piacciono i disastri, li adorano. Si sentono spesso fake news… La HBO ha fatto moltissimi errori negli anni. Come abbiamo detto nel film, gli ingegneri si sono comportati con disciplina, non come quei personaggi della serie televisiva che disperatamente dichiarano che il governo stava mentendo.
JG: L’ONU, l’OMS, il Comitato scientifico dell’ONU per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti (UNSCEAR), sono tutti andati lì, hanno mandato i migliori esperti del mondo e molti hanno visto quali erano gli effetti delle radiazioni. All’inizio del secolo hanno concluso che forse 4000 persone avrebbero avuto cancri fatali in una popolazione di milioni di persone nel corso di tanti decenni. Addirittura, in un report del 2018 hanno calcolato che gli effetti potrebbero essere nulli. Viviamo perennemente nella radiazione.
Nelle ultime settimane si è parlato molto di Zaporizhzhia, in Ucraina. Dobbiamo preoccuparci?
JG: Dopo l’11 settembre, la struttura è talmente solida che ci si può schiantare contro un aereo e rimane intatta, idem per i colpi di artiglieria. È letteralmente il posto più sicuro in cui trovarsi all’interno di una zona di guerra. Se ci fosse una fuoriuscita di radiazioni, si tratterebbe di radiazioni di basso livello. I danni sarebbero talmente bassi da non essere misurabili, molto minori rispetto alla guerra stessa.
Alla fine del film auspicate una collaborazione tra Russia ed USA riguardo all’energia nucleare. In seguito alla guerra in Ucraina, ritenete che sia ancora possibile?
OS: La penso ancora allo stesso modo. Forse sono un’idealista, ma Cristo! La Russia e gli USA hanno avuto un accordo sullo spazio che è rimasto in vigore per sessant’anni, ora per via di questa guerra il mondo sarebbe cambiato? No, la guerra sarà dimenticata perché il riscaldamento globale mieterà molte più vittime di qualsiasi guerra, e l’energia nucleare è molto importante. Questo trascende ogni nazionalismo.
Siete pronti per le reazioni al film?
OS: Ho affrontato di peggio nella vita, mi sono fatto un’armatura. Chiaramente le persone sono contrarie all’energia nucleare. Si tratta di un’ideologia vera e propria, nata tra gli anni ’70 e ’80. È necessaria una mente aperta. Sono fiducioso che i giovani saranno più propensi a comprendere, rispetto alle generazioni più anziane.
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19.09.2022
In seguito ad inchieste controverse come quella di JFK, o l’Intervista a Putin, Oliver Stone presenta fuori concorso alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo documentario, Nuclear, ispirato al libro “A bright future” di Joshua Goldstein. Nel film, Stone cerca di trasmettere con semplicità l’importanza del nucleare nell’ambito delle energie rinnovabili per fermare il riscaldamento globale, e delinea gli effetti della misinformazione che ha avuto una massiccia campagna antinucleare portata avanti da associazioni in apparenza ambientaliste o studi occultamente finanziati da magnati petroliferi, quali i Rockefeller. Nuclear contiene anche l’ultima colonna sonora del celebre compositore greco Vangelis. A Venezia abbiamo incontrato Oliver Stone e il co-sceneggiatore Joshua Goldstein e questa è stata la chiacchierata insieme a loro.
Cosa l’ha spinta a parlare di questo argomento?
OS: Il film di Al Gore Una Scomoda Verità mi ha spaventato, dava notizie terribili, le temperature si alzano, ci sono sempre più siccità, in Europa non si vedeva una siccità come questa da 500 anni. Il Pakistan è sott’acqua in seguito alle inondazioni, la situazione sta diventando sempre più terribile… Forse io non sarò ancora in giro per molto, ma i miei figli e quelli di Joshua sì. Quindi abbiamo collaborato, mossi dalla paura. Il film di Al Gore non menziona mai l’energia nucleare, è un argomento politicamente tabù nella coscienza americana. La gente ci crede ma non ne parla. Bill Gates per esempio, come vedrete, in uno spezzone di repertorio del film quando ne parla si gira, è molto furtivo, dice “chiaramente le batterie possono arrivare fino ad un certo punto ed alla fine ci sarà bisogno del nucleare” e si volta, non vuole averci a che fare. L’ho chiamato ed abbiamo provato ad ottenere un’intervista ma ha rifiutato, non voleva proprio farla.
Com’è proseguito il processo di adattamento?
OS: Il libro di Goldstein è una lettura arida, difficile, ed è la prima volta che faccio un film di divulgazione scientifica, ma lo volevo fare davvero per poter apprendere l’argomento io stesso. Il processo era l’apprendimento stesso, vedere e visitare i reattori, ed è così che ho appreso molto. Uno spera di riuscire a rendere un argomento abbastanza fruibile per farlo capire alle persone. Joshua ha continuato a correggere le mie bozze, ci ha fatto impazzire ma era rigoroso e fermo nel suo lavoro.
JG: Visto l’argomento controverso mi sono sentito in dovere d’essere il più preciso possibile, un solo errore ci avrebbe messo tutti contro.
Avevate pensato di fare un documentario fin dall’inizio?
OS: L’idea originale era di fare un film di finzione, perché il conseguimento più grande sarebbe quello di rendere qualcosa accattivante; perciò, Goldstein aveva scritto una sceneggiatura su una scienziata esperta di energia nucleare che aveva le migliori spiegazioni sul perché funziona e su un’azienda petrolifera che cerca di destabilizzarla. Sarebbe stato impossibile credere a ciò che si vedeva, perché sembrava troppo un film di Hitchcock, cercavano di ucciderla ecc.. Per me non era realistico. Poi lui ha scritto una nuova versione ancora peggiore e così abbiamo optato per il documentario, senza rischiare di fare cazzate.
Nel documentario si tratta in modo esteso delle origini della campagna antinucleare, anche da parte di associazioni ambientaliste come Greenpeace.
JG: La campagna è in atto da decenni ed ha speso miliardi di dollari, più di una campagna elettorale. È difficile muoversi contro una desensibilizzazione così grande, contro l’immagine dei barili gialli di scorie, vere e proprie menzogne, e Stone ha tutto il mio riconoscimento per aver scelto di fare questo film.
OS: Joshua prima ha menzionato il fatto che Greenpeace riceve donazioni anonime. Quindi, chi è che dona così tanti soldi a loro? Perché ricevono moltissimi fondi.
Un esempio che viene citato spesso all’interno del vostro film è il disastro di Chernobyl, e voi affermate che la serie HBO l’ha rappresentato in modo erroneo.
OS: Ai media piacciono i disastri, li adorano. Si sentono spesso fake news… La HBO ha fatto moltissimi errori negli anni. Come abbiamo detto nel film, gli ingegneri si sono comportati con disciplina, non come quei personaggi della serie televisiva che disperatamente dichiarano che il governo stava mentendo.
JG: L’ONU, l’OMS, il Comitato scientifico dell’ONU per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti (UNSCEAR), sono tutti andati lì, hanno mandato i migliori esperti del mondo e molti hanno visto quali erano gli effetti delle radiazioni. All’inizio del secolo hanno concluso che forse 4000 persone avrebbero avuto cancri fatali in una popolazione di milioni di persone nel corso di tanti decenni. Addirittura, in un report del 2018 hanno calcolato che gli effetti potrebbero essere nulli. Viviamo perennemente nella radiazione.
Nelle ultime settimane si è parlato molto di Zaporizhzhia, in Ucraina. Dobbiamo preoccuparci?
JG: Dopo l’11 settembre, la struttura è talmente solida che ci si può schiantare contro un aereo e rimane intatta, idem per i colpi di artiglieria. È letteralmente il posto più sicuro in cui trovarsi all’interno di una zona di guerra. Se ci fosse una fuoriuscita di radiazioni, si tratterebbe di radiazioni di basso livello. I danni sarebbero talmente bassi da non essere misurabili, molto minori rispetto alla guerra stessa.
Alla fine del film auspicate una collaborazione tra Russia ed USA riguardo all’energia nucleare. In seguito alla guerra in Ucraina, ritenete che sia ancora possibile?
OS: La penso ancora allo stesso modo. Forse sono un’idealista, ma Cristo! La Russia e gli USA hanno avuto un accordo sullo spazio che è rimasto in vigore per sessant’anni, ora per via di questa guerra il mondo sarebbe cambiato? No, la guerra sarà dimenticata perché il riscaldamento globale mieterà molte più vittime di qualsiasi guerra, e l’energia nucleare è molto importante. Questo trascende ogni nazionalismo.
Siete pronti per le reazioni al film?
OS: Ho affrontato di peggio nella vita, mi sono fatto un’armatura. Chiaramente le persone sono contrarie all’energia nucleare. Si tratta di un’ideologia vera e propria, nata tra gli anni ’70 e ’80. È necessaria una mente aperta. Sono fiducioso che i giovani saranno più propensi a comprendere, rispetto alle generazioni più anziane.