NC-196
19.03.2024
Nella categoria dei cosiddetti ruoli iconici, Michael Cera ha saputo ridefinire la concezione di “maschera”: non è mai stato il tipo di attore che interpretava un determinato ruolo e basta. Ha iniziato col botto, con i personaggi “demenziali” di Arrested Developmnet (2003-2019) e Suxbad (2007), poi è passato alla tenera ingenuità adolescenziale di Juno (2007) riproponendola in maniera subdola in Scott Pilgrim vs. The World (2010), fino al suo caustico alter ego di This Is The End (2013) e all’uomo dietro le (surreali) quinte di Dream Scenario (2023).
Adesso, a 35 anni, Michael Cera è un attore che fa delle scelte precise. Non ce lo vedresti mai sul set di una produzione commerciale, eppure ha interpretato Allan in Barbie (2023) di Greta Gerwig. Non avresti mai pensato di vederlo diretto da David Lynch, eppure in Twin Peaks - The Return (2017) ha interpretato il figlio di Andy e Lucy Brennan. Dove non te lo immagineresti, Michael Cera c’è.
La parabola dei suoi ruoli ha riflettuto una maturità lavorativa che a molti suoi colleghi e colleghe manca: Cera aveva addirittura pensato di abbandonare la recitazione dopo Suxbad per via della crescente e opprimente fama ottenuta dopo il successo del film. La carriera di Michael è uno specchio sulla sua vita, un altro livello di lettura della sua crescita – anche umana – che specialmente con i ruoli che ha interpretato nell’ultimo anno lo allontanano definitivamente dall’orribile dicitura di “spalla comica”.
Barbie è stato un successo mondiale, una rilettura onesta e intelligente del femminismo (che comunque non ha messo d’accordo tutti) in cui l’attore si è ritagliato il ruolo di Allan, un outsider persino per il mondo delle bambole. L’attore ha regalato al ruolo un tono stravagante, permettendo ad Allan di abbracciare la sua coscienza e la consapevolezza che gli servivano per unirsi alla “rivolta”, in una svolta positiva degli eventi tale per cui adesso sarebbe difficile pensare ad un altro viso per quel personaggio. Forse l’acume che lo ha messo così in sintonia con questo ruolo deriva dal fatto che dal 2021, Michael Cera è diventato padre: in un’intervista ad Hollywood Reporter ha ammesso che c’è stata una svolta nella sua vita e adesso vuole passare più tempo possibile con il figlio, e quando un giorno gli farà vedere i suoi film, Barbie potrebbe essere un grande esempio di condivisione e di trasmissioni di valori.
Nel 2023 è tornato ad interpretare il ruolo di Scott Pilgrim, stavolta nelle vesti di doppiatore, per la versione animata del film del 2010 di Edgar Wright. Insieme a lui è tornato anche tutto il cast originale per consacrare definitivamente la pellicola allo status di cult, un’etichetta che il film di Wright ha inseguito – giustamente – da quando fu un sonoro flop al botteghino ormai 14 anni fa. Lo stesso Michael Cera ha ammesso che quando all’epoca finì di girare il film, fu molto triste nel constatare che tutti i bei momenti creati sul set con quelle persone erano finiti, e che ognuno di loro si sarebbe spostato verso il suo prossimo progetto. All’epoca aveva 21 anni, ma con l’avanzare dell’età ha accettato il fatto che l’industria funzionava così.
In un’intervista a GQ, Cera dice che se avesse potuto, avrebbe continuato a fare Scott Pilgrim vs. The World per sempre. In un certo senso così è stato, con un ruolo e un personaggio che non lo ha mai abbandonato. E la sua reincarnazione animata simboleggia che anche in questa industria si può tornare dove si è stati bene (come si usa dire): una lezione che Michael Cera sembra aver appreso nel migliore dei modi.
A fine anno ha poi preso parte anche a Dream Scenario di Kristoffer Borgli - regista di Sick of Myself (2022) - insieme a Nicolas Cage, dove interpreta Trent, un PR che mette sotto contratto Paul Matthews (il personaggio di Cage), l’uomo che infesta i sogni delle persone. Trent si unisce a questo teatro dell’assurdo che è la vicenda dolceamara di Paul, in una commedia che riflette sugli effetti surreali del successo e della fama.
È un po’ come se Michael Cera tornasse indietro, all’epoca di Suxbad e di quando aveva paura del successo, mentre il suo personaggio in Dream Scenario galvanizza Paul con il desiderio di voler essere il “Mago di Oz”, l’uomo dietro il sipario. In quella riflessione sull’euforia del successo che è alla base del film di Borgli, in realtà Trent si ritrova solo a rimanere “dietro” Paul e le conseguenze del suo linciaggio sociale. E forse, come se fossimo in terapia, Cera riprende il controllo di quelle sue turbe adolescenziali e le razionalizza attraverso una storia surreale per fare i conti con la realtà.
Perchè in questa realtà, Michael Cera è un attore che non dà niente per scontato.
NC-196
19.03.2024
Nella categoria dei cosiddetti ruoli iconici, Michael Cera ha saputo ridefinire la concezione di “maschera”: non è mai stato il tipo di attore che interpretava un determinato ruolo e basta. Ha iniziato col botto, con i personaggi “demenziali” di Arrested Developmnet (2003-2019) e Suxbad (2007), poi è passato alla tenera ingenuità adolescenziale di Juno (2007) riproponendola in maniera subdola in Scott Pilgrim vs. The World (2010), fino al suo caustico alter ego di This Is The End (2013) e all’uomo dietro le (surreali) quinte di Dream Scenario (2023).
Adesso, a 35 anni, Michael Cera è un attore che fa delle scelte precise. Non ce lo vedresti mai sul set di una produzione commerciale, eppure ha interpretato Allan in Barbie (2023) di Greta Gerwig. Non avresti mai pensato di vederlo diretto da David Lynch, eppure in Twin Peaks - The Return (2017) ha interpretato il figlio di Andy e Lucy Brennan. Dove non te lo immagineresti, Michael Cera c’è.
La parabola dei suoi ruoli ha riflettuto una maturità lavorativa che a molti suoi colleghi e colleghe manca: Cera aveva addirittura pensato di abbandonare la recitazione dopo Suxbad per via della crescente e opprimente fama ottenuta dopo il successo del film. La carriera di Michael è uno specchio sulla sua vita, un altro livello di lettura della sua crescita – anche umana – che specialmente con i ruoli che ha interpretato nell’ultimo anno lo allontanano definitivamente dall’orribile dicitura di “spalla comica”.
Barbie è stato un successo mondiale, una rilettura onesta e intelligente del femminismo (che comunque non ha messo d’accordo tutti) in cui l’attore si è ritagliato il ruolo di Allan, un outsider persino per il mondo delle bambole. L’attore ha regalato al ruolo un tono stravagante, permettendo ad Allan di abbracciare la sua coscienza e la consapevolezza che gli servivano per unirsi alla “rivolta”, in una svolta positiva degli eventi tale per cui adesso sarebbe difficile pensare ad un altro viso per quel personaggio. Forse l’acume che lo ha messo così in sintonia con questo ruolo deriva dal fatto che dal 2021, Michael Cera è diventato padre: in un’intervista ad Hollywood Reporter ha ammesso che c’è stata una svolta nella sua vita e adesso vuole passare più tempo possibile con il figlio, e quando un giorno gli farà vedere i suoi film, Barbie potrebbe essere un grande esempio di condivisione e di trasmissioni di valori.
Nel 2023 è tornato ad interpretare il ruolo di Scott Pilgrim, stavolta nelle vesti di doppiatore, per la versione animata del film del 2010 di Edgar Wright. Insieme a lui è tornato anche tutto il cast originale per consacrare definitivamente la pellicola allo status di cult, un’etichetta che il film di Wright ha inseguito – giustamente – da quando fu un sonoro flop al botteghino ormai 14 anni fa. Lo stesso Michael Cera ha ammesso che quando all’epoca finì di girare il film, fu molto triste nel constatare che tutti i bei momenti creati sul set con quelle persone erano finiti, e che ognuno di loro si sarebbe spostato verso il suo prossimo progetto. All’epoca aveva 21 anni, ma con l’avanzare dell’età ha accettato il fatto che l’industria funzionava così.
In un’intervista a GQ, Cera dice che se avesse potuto, avrebbe continuato a fare Scott Pilgrim vs. The World per sempre. In un certo senso così è stato, con un ruolo e un personaggio che non lo ha mai abbandonato. E la sua reincarnazione animata simboleggia che anche in questa industria si può tornare dove si è stati bene (come si usa dire): una lezione che Michael Cera sembra aver appreso nel migliore dei modi.
A fine anno ha poi preso parte anche a Dream Scenario di Kristoffer Borgli - regista di Sick of Myself (2022) - insieme a Nicolas Cage, dove interpreta Trent, un PR che mette sotto contratto Paul Matthews (il personaggio di Cage), l’uomo che infesta i sogni delle persone. Trent si unisce a questo teatro dell’assurdo che è la vicenda dolceamara di Paul, in una commedia che riflette sugli effetti surreali del successo e della fama.
È un po’ come se Michael Cera tornasse indietro, all’epoca di Suxbad e di quando aveva paura del successo, mentre il suo personaggio in Dream Scenario galvanizza Paul con il desiderio di voler essere il “Mago di Oz”, l’uomo dietro il sipario. In quella riflessione sull’euforia del successo che è alla base del film di Borgli, in realtà Trent si ritrova solo a rimanere “dietro” Paul e le conseguenze del suo linciaggio sociale. E forse, come se fossimo in terapia, Cera riprende il controllo di quelle sue turbe adolescenziali e le razionalizza attraverso una storia surreale per fare i conti con la realtà.
Perchè in questa realtà, Michael Cera è un attore che non dà niente per scontato.