
di Lorenzo Messina
NC-341
03.10.2025
Il calendario, di solito, si appende in cucina sotto l’orologio, come a creare un asse simmetrico e incrementale di scansione del tempo. I secondi diventano ore, che diventano giorni, che diventano settimane, fino a che le caselle si esauriscono, e bisogna comprarne uno nuovo. Oltre che dal meteo e dalla notte che si avvicina o si allontana, sui calendari i mesi vengono contraddistinti da un’immagine - un’ape che raccoglie il polline, un'aerea dell’Empire State Building, un quadro di Miró - che in un modo o nell’altro cerca di racchiudere l’essenza di questa particolare trentina di giorni.
Per questo Ottobre, al posto della singola illustrazione a cui siamo abituati, ODG pubblicherà una selezione di dieci film da vedere durante il mese e appositamente scelti per marcare ricorrenze, anniversari e affinità umorali.
3 Ottobre. Foglie al vento (2023) di Aki Kaurismäki

Ottobre inizia con leggerezza e un pizzico di malinconia. Helsinki di notte. Bar silenziosi, fabbriche grigie, supermercati e karaoke hanno in comune l’assenza di entusiasmo. In questo paesaggio sospeso si incrociano due persone che sono il ritratto della solitudine: Ansa, cassiera licenziata dopo essere stata scoperta a regalare del cibo scaduto a un senzatetto, e Holappa, operaio che beve più del necessario. Non hanno molto da offrirsi, se non la loro presenza. Aki Kaurismäki racconta la loro storia con il suo umorismo secco fatto di frase brevi, pause e silenzi. La radio annuncia guerre, tragedie, mentre i personaggi condividono momenti, bicchieri, canzoni, e un cane che diventa compagno di vita. Niente retorica, solo l’essenziale. Alla fine resta un messaggio semplice: anche nella versione più noiosa di noi stessi può nascere qualcosa di bello. C’è sempre un varco dove l’amore può entrare.
Disponibile su Tim Vision e noleggiabile su Google Play Film, Rakuten TV, You Tube, CHILI, Apple TV, Amazon Prime Video.
5 ottobre. L'onda (2008) di Todd Strasser

Un’aula scolastica, una lezione didattica, un esperimento che diventa una minaccia reale. Un professore vuole dimostrare come sia facile far nascere un regime autoritario. Basta un po’ di disciplina, qualche ideale, un simbolo. E tanto entusiasmo. Gli studenti all’inizio ridono, poi partecipano, si lasciano trascinare. In pochi giorni la partecipazione aumenta. Il gioco diventa movimento, e il movimento diventa potere. L’onda è un film che non ha bisogno di grandi effetti: basta osservare la rapidità con cui l’entusiasmo si trasforma in cieca obbedienza. Ogni gesto mostra quanto fragile sia la distanza tra libertà e controllo, tra un oppositore e un nemico da combattere. La forza del film sta nel suo essere diretto, quasi didattico. Perché non parla solo della Germania, ma di qualsiasi luogo in cui il senso di appartenenza diventa più forte del pensiero critico. Alla fine, L’onda lascia una domanda scomoda: quanto ci vorrebbe, oggi, perché anche noi smettessimo di pensare e cominciassimo a obbedire?
Disponibile su Amazon Prime Video.
10 Ottobre. Ubriaco d'amore (2002) di Paul Thomas Anderson

Oggi si celebra la Giornata mondiale della salute mentale: una data che invita a riconoscere quanto siano sottili e invisibili le crepe interiori. Barry Egan è una crepa che cammina. Vive intrappolato in un quotidiano che lo opprime: telefoni che squillano, sorelle invadenti, ansie senza nome e colpi d’ira improvvisi. È un uomo che sente il bisogno di rivolgersi a uno psichiatra. Ma Paul Thomas Anderson non racconta la sua fragilità come una diagnosi: la trasforma in comicità e gli regala un amore che funziona proprio perché nasce dal difetto, non dalla perfezione. Basta un incontro. Uno sguardo. E d’improvviso il caos prende un’altra forma. Adam Sandler, qui lontano anni luce dal comico farsesco eppure in una delle sue migliori interpretazioni di sempre, calza a pennello con un personaggio che impara la lingua del coraggio. L’amore che da paura diventa forza, la vita che da rumore confuso diventa una chiara melodia. Una musica nuova che non conosci, eppure ti abita. Ubriaco d’amore fa capire che anche sul fondo si può scoprire un mondo bellissimo. Un po’ come una boccata d’aria fresca che ti sorprende nel momento in cui stai annegando.
Disponibile su Netflix e noleggiabile su You Tube, Google Play Film, Apple TV, Rakuten TV e Amazon Prime Video.
13 Ottobre. Civil War (2024) di Alex Garland

Il film inizia quando la realtà cruda di un conflitto interno è già ai titoli di coda. Garland non perde tempo con il “come” o il “perché”. Forse perché le cause dei conflitti sono sempre economiche o politiche, o forse perché sa che ci diverte tanto completare il puzzle nella nostra testa. È una scelta audace e allo stesso tempo intelligente: chiunque conosca appena un po’ di storia o di cronaca recente può immedesimarsi, costruendo una versione dei fatti che può suonare plausibile. E in questo spazio vuoto, il film trova la sua tensione. I protagonisti sono giornalisti abituati a osservare la guerra da lontano, cinici e instancabili: la loro missione di intervistare il Presidente prima che il colpo di Stato si compia con il suo omicidio diventa un atto di speranza. Sono testimoni. Non eroi. Hanno occhi che devono guardare anche quando chiunque se li coprirebbe. Garland filma il vuoto tra un’esplosione e la prossima, e cerca la risposta a una domanda: che cosa significa raccontare, quando raccontare è rischiare la vita? Civil War non da risposte e non giudica, ma costringe sempre a sentire quel silenzio tra un’esplosione e quella successiva.
Disponibile su Amazon Prime Video e Now TV e noleggiabile su You Tube, Google Play Film, Apple TV, Rakuten TV e Tim Vision.
15 Ottobre. Tick Tick Boom (2021) di Lin-Manuel Miranda

Se senti il tempo scivolare tra le dita, Tick Tick Boom ti emozionerà. Qui c’è il significato più profondo della parola “speranza”, cioè non aspettarsi che una cosa accada ma farla senza la convinzione che andrà a buon fine, con la certezza che ha senso indipendentemente da come andrà. Andrew Garfield è Jonathan Larson, un compositore di trent’anni che vive in bilico tra sogni, debiti e amori imperfetti in un tempo che corre più veloce di lui. Il film non racconta solo la storia (vera) di un artista che continua a sognare Broadway nonostante gli anni che avanzano, ma mostra il processo creativo, quella febbre che brucia dentro e spinge a correre anche quando tutto intorno dice basta. È una storia in cui l’urgenza di creare diventa quasi tangibile, palpabile come il freddo della notte newyorkese. Qui, l’arte non è successo, è una necessità che si paga a caro prezzo, e il vero antagonista è il tempo che scandisce la vita con il ritmo di un metronomo impietoso: tick, tick... boom!
Noleggiabile su Netflix.
18 Ottobre. Suburbicon (2017) di George Clooney

Per la critica non sarà paragonabile ad altri capolavori scritti dai fratelli Coen come Fargo (1996), il Grande Lebowsky (1998) o Non è un paese per vecchi (2007), ma sembra incredibile che nel 2018 questo film ispirato a una storia vera sia quasi passato inosservato, considerando anche la regia di George Clooney e un cast stellare (Matt Damon, Julianne Moore, Oscar Isaac). La storia è ambientata negli anni 50’ in California, appunto a Suburbicon, il posto ideale in cui l’élite bianca e privilegiata vive in pace e sicurezza. Persone gentili, giardini curati, vialetti ordinati e case tutte uguali. Insomma, un paradiso artificiale. Almeno sulla carta. Sotto il manto di perfezione, il marcio. Avidità, violenza e razzismo deformano il sogno americano in una farsa ricca di colpi di scena che strappano più di una risata. Il protagonista è Gardner Lodge, un cittadino ordinario che pare a tutti gli effetti la vittima di una tragedia quando rimane vedovo dopo la perdita della moglie. E invece, più passano i minuti, più lo spettatore diviene consapevole della sua vera natura. L’avarizia lo trascina in una spirale delirante fatta di inganni e omicidi per non far emergere la verità. Suburbicon è una satira velenosa sull’ipocrisia che si nasconde dietro la brillante apparenza delle vite patinate. Gioca con le menzogne, miscela comicità nera e tensione morale, costringendo lo spettatore a ridere e rabbrividire allo stesso tempo.
Disponibile su Amazon Prime Video RaiPlay e noleggiaible su Rakuten TV, Apple TV, Google Play e You Tube.
21 Ottobre. Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo del Toro

Tutti, da bambini, abbiamo creduto alle favole, ai mondi fantastici e agli animali parlanti. Ci credevamo a tal punto da raccontare le nostre fantasie. E se quelle fantasie fossero state realtà? Il labirinto del fauno mescola fiaba e crudo realismo. È ambientato nel 1944 in una Spagna ferita dal franchismo e narra la storia della piccola Ofelia, circondata da un mondo di soldati e violenza. Guglielmo Del Toro intreccia due universi che si specchiano: da un lato la brutalità delle armi, dall’altro un regno sotterraneo fatto di fauni, creature ambigue, cose impossibili. Il labirinto non è un rifugio innocente: è un luogo di scelte, di paure che si incarnano. Le prove di Ofelia sono oscure, e i mostri non abitano solo il labirinto ma anche la realtà. Il labirinto del fauno è una favola nera che ricorda come l’immaginazione possa essere un’arma capace di trascendere la dura realtà. Non racconta un’evasione ma la forza della fantasia che, davanti all’orrore, osa ancora credere nella possibilità di un altro mondo. Uno migliore.
Disponibile su Amazon Prime Video e noleggiaible su Apple TV, Google Play e You Tube.
25 Ottobre. Waves, le onde della vita (2019) di Trey Edward Shults

Una giovinezza che corre troppo veloce per accorgersi del precipizio. Trey Edward Shults non racconta una storia lineare, compone un’esperienza sensoriale: montaggi ritmici, urla e silenzi che si alternano, musiche che travolgono e colori che mutano insieme alle emozioni. La prima parte è un’accelerazione vertiginosa: amori e ambizioni bruciano come benzina sul fuoco. Tyler, un atleta liceale che pratica il wrestling, viene messo notevolmente sotto pressione dal dispotico padre. Subisce un infortunio, eppure non cede. O meglio, non può cedere. Poi una gravidanza prematura diventa la frattura della sua idilliaca storia d’amore con Alexis. Le incomprensioni crescono fino all’errore che distrugge la vita dell’intera famiglia. Dopo, il silenzio. Da lì in avanti, il film cambia pelle: il caos lascia spazio a una quiete dolorosa, a un percorso che non cerca giustificazione ma una rinascita. Non per Tyler, ma per la sua famiglia. In particolare per la sorella Emily, alle prese con il perdono. La vita del giovane Tyler viene mostrata come un’onda che cresce, travolge e si ritira, lasciando silenzio e detriti. Eppure, quando la marea si ritira, resta la sensazione che, anche dopo il dolore più feroce, qualcosa dentro di noi possa tornare a respirare.
Noleggiaible su Apple TV, Google Play, You Tube, Amazon Prime Video, CHILI, Rakuten TV.
27 Ottobre. The end of the tour (2015) di James Ponsoldt

Volevo vedere un film su David Foster Wallace ma ho visto la vita intera espressa in dialoghi e silenzi. Un film sull’amicizia, sulla solitudine, sulle relazioni, sulla genialità. David Foster Wallace è davanti a te e tu devi ascoltarlo, ma sai che se lo ascolti senza dire nulla lui non ti dirà niente di ciò che vuoi sentire. Per conoscerlo veramente, devi toccare il suo mondo. Devi parlare, entrare in contatto col suo flusso di pensieri. David Lipsky, interpretato da Jesse Eisenberg, è alle prese con l’intervista più importante della sua vita. Cinque giorni, una macchina che corre, il vento che entra dai finestrini. Le strade, i caffè, le stanze d’albergo diventano spazi di esplorazione, come mappe di un’anima che si nasconde da qualche parte. Ascoltando le sue interazioni con David Foster Wallace si ha la sensazione di assistere a qualcosa di straordinario, soprattutto ai giorni nostri: due persone che pian piano si aprono, comunicano davvero, tra alti e bassi, e, nel mondo caotico e rumoroso che li circonda, diventano amici. The end of the tour non è la biografia di uno dei più importanti scrittori americani. È un manuale su come entrare nell’intimità dell’altro, su come si sviluppa una qualsiasi relazione sana, ovvero aprendosi a vicenda come in un duello sincero. È un film che ricorda una cosa banale ma spesso sottovalutata: comprendere qualcuno è un’impresa difficile e bellissima.
Disponibile su Netflix e noleggiabile su Apple TV, You Tube, Google Play Film, Rakuten TV, Tim Vision e Amazon Prime Video.
31 Ottobre. Climax (2018) di Gaspar Noé

Per Halloween ecco un horror non proprio tradizionale, ma un incubo visivo e psicologico. Che succederebbe se, nel corso di una festa tra ballerini professionisti, tutti assumessero LSD inconsapevolmente? Secondo Gaspar Noé, niente di buono. Luci stroboscopiche, paranoia, pazzia collettiva - un film che si vive come un horror anche se parte da una festa. Una sala prove, un gruppo di giovani danzatori, corpi che si intrecciano in una danza. All’inizio c’è ritmo, energia, euforia. Ma poi qualcosa va storto. La percezione dei partecipanti si deforma e nessuno capisce il perché. Climax non racconta una storia, ma un’alterazione. Le luci diventano deliri, i corpi si contorcono come se la musica li possedesse. La macchina da presa precipita con loro in un incubo e si distorce come la loro mente. Non ci sono protagonisti, solo un gruppo che finisce nel caos. E anche chi guarda viene inghiottito da questa spirale ipnotica, rimanendo stordito da una realtà allucinatoria. Non si capisce più se una risata è un urlo, se un abbraccio è una minaccia, se un passo è una danza o una caduta libera. E così l’euforia diventa follia. La comunità, branco. Il piacere, violenza. Alla fine non resta un senso, ma una sensazione: la vertigine di aver visto l’umanità ballare fino a consumarsi.
Disponibile su Amazon Prime Video e noleggiabile su Apple TV, Tim Vision e Rakuten TV.
di Lorenzo Messina
NC-341
03.10.2025
Il calendario, di solito, si appende in cucina sotto l’orologio, come a creare un asse simmetrico e incrementale di scansione del tempo. I secondi diventano ore, che diventano giorni, che diventano settimane, fino a che le caselle si esauriscono, e bisogna comprarne uno nuovo. Oltre che dal meteo e dalla notte che si avvicina o si allontana, sui calendari i mesi vengono contraddistinti da un’immagine - un’ape che raccoglie il polline, un'aerea dell’Empire State Building, un quadro di Miró - che in un modo o nell’altro cerca di racchiudere l’essenza di questa particolare trentina di giorni.
Per questo Ottobre, al posto della singola illustrazione a cui siamo abituati, ODG pubblicherà una selezione di dieci film da vedere durante il mese e appositamente scelti per marcare ricorrenze, anniversari e affinità umorali.
3 Ottobre. Foglie al vento (2023) di Aki Kaurismäki

Ottobre inizia con leggerezza e un pizzico di malinconia. Helsinki di notte. Bar silenziosi, fabbriche grigie, supermercati e karaoke hanno in comune l’assenza di entusiasmo. In questo paesaggio sospeso si incrociano due persone che sono il ritratto della solitudine: Ansa, cassiera licenziata dopo essere stata scoperta a regalare del cibo scaduto a un senzatetto, e Holappa, operaio che beve più del necessario. Non hanno molto da offrirsi, se non la loro presenza. Aki Kaurismäki racconta la loro storia con il suo umorismo secco fatto di frase brevi, pause e silenzi. La radio annuncia guerre, tragedie, mentre i personaggi condividono momenti, bicchieri, canzoni, e un cane che diventa compagno di vita. Niente retorica, solo l’essenziale. Alla fine resta un messaggio semplice: anche nella versione più noiosa di noi stessi può nascere qualcosa di bello. C’è sempre un varco dove l’amore può entrare.
Disponibile su Tim Vision e noleggiabile su Google Play Film, Rakuten TV, You Tube, CHILI, Apple TV, Amazon Prime Video.
5 ottobre. L'onda (2008) di Todd Strasser

Un’aula scolastica, una lezione didattica, un esperimento che diventa una minaccia reale. Un professore vuole dimostrare come sia facile far nascere un regime autoritario. Basta un po’ di disciplina, qualche ideale, un simbolo. E tanto entusiasmo. Gli studenti all’inizio ridono, poi partecipano, si lasciano trascinare. In pochi giorni la partecipazione aumenta. Il gioco diventa movimento, e il movimento diventa potere. L’onda è un film che non ha bisogno di grandi effetti: basta osservare la rapidità con cui l’entusiasmo si trasforma in cieca obbedienza. Ogni gesto mostra quanto fragile sia la distanza tra libertà e controllo, tra un oppositore e un nemico da combattere. La forza del film sta nel suo essere diretto, quasi didattico. Perché non parla solo della Germania, ma di qualsiasi luogo in cui il senso di appartenenza diventa più forte del pensiero critico. Alla fine, L’onda lascia una domanda scomoda: quanto ci vorrebbe, oggi, perché anche noi smettessimo di pensare e cominciassimo a obbedire?
Disponibile su Amazon Prime Video.
10 Ottobre. Ubriaco d'amore (2002) di Paul Thomas Anderson

Oggi si celebra la Giornata mondiale della salute mentale: una data che invita a riconoscere quanto siano sottili e invisibili le crepe interiori. Barry Egan è una crepa che cammina. Vive intrappolato in un quotidiano che lo opprime: telefoni che squillano, sorelle invadenti, ansie senza nome e colpi d’ira improvvisi. È un uomo che sente il bisogno di rivolgersi a uno psichiatra. Ma Paul Thomas Anderson non racconta la sua fragilità come una diagnosi: la trasforma in comicità e gli regala un amore che funziona proprio perché nasce dal difetto, non dalla perfezione. Basta un incontro. Uno sguardo. E d’improvviso il caos prende un’altra forma. Adam Sandler, qui lontano anni luce dal comico farsesco eppure in una delle sue migliori interpretazioni di sempre, calza a pennello con un personaggio che impara la lingua del coraggio. L’amore che da paura diventa forza, la vita che da rumore confuso diventa una chiara melodia. Una musica nuova che non conosci, eppure ti abita. Ubriaco d’amore fa capire che anche sul fondo si può scoprire un mondo bellissimo. Un po’ come una boccata d’aria fresca che ti sorprende nel momento in cui stai annegando.
Disponibile su Netflix e noleggiabile su You Tube, Google Play Film, Apple TV, Rakuten TV e Amazon Prime Video.
13 Ottobre. Civil War (2024) di Alex Garland

Il film inizia quando la realtà cruda di un conflitto interno è già ai titoli di coda. Garland non perde tempo con il “come” o il “perché”. Forse perché le cause dei conflitti sono sempre economiche o politiche, o forse perché sa che ci diverte tanto completare il puzzle nella nostra testa. È una scelta audace e allo stesso tempo intelligente: chiunque conosca appena un po’ di storia o di cronaca recente può immedesimarsi, costruendo una versione dei fatti che può suonare plausibile. E in questo spazio vuoto, il film trova la sua tensione. I protagonisti sono giornalisti abituati a osservare la guerra da lontano, cinici e instancabili: la loro missione di intervistare il Presidente prima che il colpo di Stato si compia con il suo omicidio diventa un atto di speranza. Sono testimoni. Non eroi. Hanno occhi che devono guardare anche quando chiunque se li coprirebbe. Garland filma il vuoto tra un’esplosione e la prossima, e cerca la risposta a una domanda: che cosa significa raccontare, quando raccontare è rischiare la vita? Civil War non da risposte e non giudica, ma costringe sempre a sentire quel silenzio tra un’esplosione e quella successiva.
Disponibile su Amazon Prime Video e Now TV e noleggiabile su You Tube, Google Play Film, Apple TV, Rakuten TV e Tim Vision.
15 Ottobre. Tick Tick Boom (2021) di Lin-Manuel Miranda

Se senti il tempo scivolare tra le dita, Tick Tick Boom ti emozionerà. Qui c’è il significato più profondo della parola “speranza”, cioè non aspettarsi che una cosa accada ma farla senza la convinzione che andrà a buon fine, con la certezza che ha senso indipendentemente da come andrà. Andrew Garfield è Jonathan Larson, un compositore di trent’anni che vive in bilico tra sogni, debiti e amori imperfetti in un tempo che corre più veloce di lui. Il film non racconta solo la storia (vera) di un artista che continua a sognare Broadway nonostante gli anni che avanzano, ma mostra il processo creativo, quella febbre che brucia dentro e spinge a correre anche quando tutto intorno dice basta. È una storia in cui l’urgenza di creare diventa quasi tangibile, palpabile come il freddo della notte newyorkese. Qui, l’arte non è successo, è una necessità che si paga a caro prezzo, e il vero antagonista è il tempo che scandisce la vita con il ritmo di un metronomo impietoso: tick, tick... boom!
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18 Ottobre. Suburbicon (2017) di George Clooney

Per la critica non sarà paragonabile ad altri capolavori scritti dai fratelli Coen come Fargo (1996), il Grande Lebowsky (1998) o Non è un paese per vecchi (2007), ma sembra incredibile che nel 2018 questo film ispirato a una storia vera sia quasi passato inosservato, considerando anche la regia di George Clooney e un cast stellare (Matt Damon, Julianne Moore, Oscar Isaac). La storia è ambientata negli anni 50’ in California, appunto a Suburbicon, il posto ideale in cui l’élite bianca e privilegiata vive in pace e sicurezza. Persone gentili, giardini curati, vialetti ordinati e case tutte uguali. Insomma, un paradiso artificiale. Almeno sulla carta. Sotto il manto di perfezione, il marcio. Avidità, violenza e razzismo deformano il sogno americano in una farsa ricca di colpi di scena che strappano più di una risata. Il protagonista è Gardner Lodge, un cittadino ordinario che pare a tutti gli effetti la vittima di una tragedia quando rimane vedovo dopo la perdita della moglie. E invece, più passano i minuti, più lo spettatore diviene consapevole della sua vera natura. L’avarizia lo trascina in una spirale delirante fatta di inganni e omicidi per non far emergere la verità. Suburbicon è una satira velenosa sull’ipocrisia che si nasconde dietro la brillante apparenza delle vite patinate. Gioca con le menzogne, miscela comicità nera e tensione morale, costringendo lo spettatore a ridere e rabbrividire allo stesso tempo.
Disponibile su Amazon Prime Video RaiPlay e noleggiaible su Rakuten TV, Apple TV, Google Play e You Tube.
21 Ottobre. Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo del Toro

Tutti, da bambini, abbiamo creduto alle favole, ai mondi fantastici e agli animali parlanti. Ci credevamo a tal punto da raccontare le nostre fantasie. E se quelle fantasie fossero state realtà? Il labirinto del fauno mescola fiaba e crudo realismo. È ambientato nel 1944 in una Spagna ferita dal franchismo e narra la storia della piccola Ofelia, circondata da un mondo di soldati e violenza. Guglielmo Del Toro intreccia due universi che si specchiano: da un lato la brutalità delle armi, dall’altro un regno sotterraneo fatto di fauni, creature ambigue, cose impossibili. Il labirinto non è un rifugio innocente: è un luogo di scelte, di paure che si incarnano. Le prove di Ofelia sono oscure, e i mostri non abitano solo il labirinto ma anche la realtà. Il labirinto del fauno è una favola nera che ricorda come l’immaginazione possa essere un’arma capace di trascendere la dura realtà. Non racconta un’evasione ma la forza della fantasia che, davanti all’orrore, osa ancora credere nella possibilità di un altro mondo. Uno migliore.
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25 Ottobre. Waves, le onde della vita (2019) di Trey Edward Shults

Una giovinezza che corre troppo veloce per accorgersi del precipizio. Trey Edward Shults non racconta una storia lineare, compone un’esperienza sensoriale: montaggi ritmici, urla e silenzi che si alternano, musiche che travolgono e colori che mutano insieme alle emozioni. La prima parte è un’accelerazione vertiginosa: amori e ambizioni bruciano come benzina sul fuoco. Tyler, un atleta liceale che pratica il wrestling, viene messo notevolmente sotto pressione dal dispotico padre. Subisce un infortunio, eppure non cede. O meglio, non può cedere. Poi una gravidanza prematura diventa la frattura della sua idilliaca storia d’amore con Alexis. Le incomprensioni crescono fino all’errore che distrugge la vita dell’intera famiglia. Dopo, il silenzio. Da lì in avanti, il film cambia pelle: il caos lascia spazio a una quiete dolorosa, a un percorso che non cerca giustificazione ma una rinascita. Non per Tyler, ma per la sua famiglia. In particolare per la sorella Emily, alle prese con il perdono. La vita del giovane Tyler viene mostrata come un’onda che cresce, travolge e si ritira, lasciando silenzio e detriti. Eppure, quando la marea si ritira, resta la sensazione che, anche dopo il dolore più feroce, qualcosa dentro di noi possa tornare a respirare.
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27 Ottobre. The end of the tour (2015) di James Ponsoldt

Volevo vedere un film su David Foster Wallace ma ho visto la vita intera espressa in dialoghi e silenzi. Un film sull’amicizia, sulla solitudine, sulle relazioni, sulla genialità. David Foster Wallace è davanti a te e tu devi ascoltarlo, ma sai che se lo ascolti senza dire nulla lui non ti dirà niente di ciò che vuoi sentire. Per conoscerlo veramente, devi toccare il suo mondo. Devi parlare, entrare in contatto col suo flusso di pensieri. David Lipsky, interpretato da Jesse Eisenberg, è alle prese con l’intervista più importante della sua vita. Cinque giorni, una macchina che corre, il vento che entra dai finestrini. Le strade, i caffè, le stanze d’albergo diventano spazi di esplorazione, come mappe di un’anima che si nasconde da qualche parte. Ascoltando le sue interazioni con David Foster Wallace si ha la sensazione di assistere a qualcosa di straordinario, soprattutto ai giorni nostri: due persone che pian piano si aprono, comunicano davvero, tra alti e bassi, e, nel mondo caotico e rumoroso che li circonda, diventano amici. The end of the tour non è la biografia di uno dei più importanti scrittori americani. È un manuale su come entrare nell’intimità dell’altro, su come si sviluppa una qualsiasi relazione sana, ovvero aprendosi a vicenda come in un duello sincero. È un film che ricorda una cosa banale ma spesso sottovalutata: comprendere qualcuno è un’impresa difficile e bellissima.
Disponibile su Netflix e noleggiabile su Apple TV, You Tube, Google Play Film, Rakuten TV, Tim Vision e Amazon Prime Video.
31 Ottobre. Climax (2018) di Gaspar Noé

Per Halloween ecco un horror non proprio tradizionale, ma un incubo visivo e psicologico. Che succederebbe se, nel corso di una festa tra ballerini professionisti, tutti assumessero LSD inconsapevolmente? Secondo Gaspar Noé, niente di buono. Luci stroboscopiche, paranoia, pazzia collettiva - un film che si vive come un horror anche se parte da una festa. Una sala prove, un gruppo di giovani danzatori, corpi che si intrecciano in una danza. All’inizio c’è ritmo, energia, euforia. Ma poi qualcosa va storto. La percezione dei partecipanti si deforma e nessuno capisce il perché. Climax non racconta una storia, ma un’alterazione. Le luci diventano deliri, i corpi si contorcono come se la musica li possedesse. La macchina da presa precipita con loro in un incubo e si distorce come la loro mente. Non ci sono protagonisti, solo un gruppo che finisce nel caos. E anche chi guarda viene inghiottito da questa spirale ipnotica, rimanendo stordito da una realtà allucinatoria. Non si capisce più se una risata è un urlo, se un abbraccio è una minaccia, se un passo è una danza o una caduta libera. E così l’euforia diventa follia. La comunità, branco. Il piacere, violenza. Alla fine non resta un senso, ma una sensazione: la vertigine di aver visto l’umanità ballare fino a consumarsi.
Disponibile su Amazon Prime Video e noleggiabile su Apple TV, Tim Vision e Rakuten TV.