
di Maurizio Encari
NC-322
21.07.2025
Sarà forse merito degli anime o forse perché sembra una realtà eternamente sospesa nel tempo, ma l’immaginario adolescenziale legato al Giappone, alimentato da manga e cartoni, ha accompagnato l’infanzia di un pubblico vastissimo e internazionale. L'ambientazione nelle scuole nipponiche, con i loro corsi e cicli diversi da quelli occidentali - caratterizza da sempre l'attenzione non soltanto degli otaku più intransingenti, ma anche di quegli spettatori che lì ritrovano nostalgie di infanzie mai del tutto dimenticate, tra amori utopici e sogni di futuri prossimi mai realizzati.
Per quest'articolo abbiamo deciso di concentrarci su un paio di titoli cult, che molti di voi conosceranno già ma che (altret)tanti probabilmente non hanno mai sentito nominare. Eccoci perciò qui a parlare di due film, usciti a un solo anno di distanza l'uno dall'altro, nei quali la musica è elemento chiave all'interno della narrazione, catalizzatrice di speranze e amicizie tra le protagoniste femminili delle rispettive storie.
Divisa bianca e gonnellina blu d'ordinanza, queste ragazze che si ritrovano ad affrontare visissitudini comuni e personali possono fare affidamento su quella passione, per alcuni neonata per altre già insita, che darà nuovo slancio alle rispettive esistenze. I banchi di scuola fanno così da sfondo a un eterogeneo percorso di formazione, dove tutti i numerosi personaggi troveranno finalmente il proprio posto nel mondo.

Ma andiamo con ordine, analizzando brevemente le trame di entrambi. La vicenda di Swing Girl, uscito nel 2004 per la regia di Shinobu Yaguchi (anche autore della sceneggiatura), ha inizio in una cittadina di campagna durante i corsi estivi. Alcune studentesse, annoiate dalla pesantezza della materia, approfittano dell'indigestione di massa della quale è rimasta vittima la banda musicale scolastica per prendere temporaneamente il posto dei vari componenti indisposti, imparando - tranne rari casi - a suonare gli strumenti da zero. Quello che era nato come un furbo espediente per saltare le lezioni di recupero, evolve in breve tempo in una profonda, inaspettata, passione per la musica e per il jazz, che spingerà le giovani protagoniste a formare un gruppo tutto loro, in attesa di un grande evento dal vivo che si terrà da lì a pochi mesi.
Una frizzante ed energica teen-comedy a ritmo di swing, popolata da figure femminili adorabili - ognuna con il giusto spazio riservato, in un contesto quanto mai corale - alle prese con situazioni universali ambientate ai tempi del liceo. Il film trascina con la forza della musica e della simpatia e con un tour de force finale dove battere la mani a tempo è quasi un obbligo morale.
Proprio l'apoteosi finale è uno dei tanti elementi che lo accomuna a Linda Linda Linda, uscito nelle sale nipponiche l'anno successivo per mano di Nobuhiro Yamashita. Anche qui l'epilogo è un'apoteosi trascinante, dove sarà ancora una volta la musica a fare da assoluta padrona della scena. Quando mancano soltanto tre giorni al festival scolastico che segnerà la fine del loro percorso al liceo, una band rock tutta al femminile - formata da Kei, Ryoko e Shiroko - si ritrova alle prese con una crisi interna dopo la brusca separazione con la cantante. In cerca di qualcuna che possa sostituirla last-minute, puntano le loro carte su Son, studentessa coreana arrivata tramite uno scambio culturale. In quel brevissimo lasso di tempo dovranno studiare alcune popolari canzoni della band punk giapponese Blue Hearts, alla base della loro scaletta.

Un'opera forse ancor più malinconica, che si concentra sul nucleo delle quattro principali protagoniste con pur un buon contorno di elementi a supporto: il più classico dei feelgood-movie, con la title-track il cui irresistibile ritornello entra in testa e non se ne va più - ascoltare per credere. Un'amicizia dal sapore universale su trascinanti sonorità rock, con la presenza di una giovane Bae Doona nelle vesti di improvvista vocalist a sugellare quel tono di tenera ironia che accompagna il fulcro del racconto.
In entrambi i casi le atmosfere ci trasportano nel cuore della giovinezza, con i primi amori e le classiche difficoltà di quell'età così complessa a trovare ideale valvola di sfogo in quella passione che diventa alpha e omega, annichilente e rigenerante al contempo. Il sottotesto romantico non è mai preponderante, rimane sulle sfondo con alcune piccole sottotrame, tra silenzi e non detti, mentre ad uscire prepotente e sincero è sempre e comunque l'inno all'amicizia femminile, in contesti dove il termine girl-power si può usare, una volta tanto, non a sproposito. L'unione fa la forza in vicende di riscatto e rivincita, siano queste direttamente legate alla figure principali o anche a tasselli secondari: nel caso di Swing Girls il professore che ha ritrovato una devozione perduta, in Linda Linda Linda altre liceali che intervengono a coprire il ritardo delle protagoniste.
Perché naturalmente nei due film le nostre protagoniste si trovano ad affrontare una serie di imprevisti e disavventure, alcuni frutto della loro negligenza e altri figli di un destino solo parzialmente crudele, e proprio nel superamento di tali difficoltà si compie pienamente quel duplice cammino, musicale e spirituale. Il tutto immerso in quella tipica cultura del Sol Levante che abbiamo imparato a conoscere, tra le sale da karaoke che diventano potenziale rifugio per esprimere e affinare le proprie abilità e quelle aule scolastiche ordinatissime e pulitissime, location chiave dalle quali nascono le ambizioni e le speranze di chi cerca in una canzone un'ancora di salvezza.

Linda Linda Linda (2005)
di Maurizio Encari
NC-322
21.07.2025
Sarà forse merito degli anime o forse perché sembra una realtà eternamente sospesa nel tempo, ma l’immaginario adolescenziale legato al Giappone, alimentato da manga e cartoni, ha accompagnato l’infanzia di un pubblico vastissimo e internazionale. L'ambientazione nelle scuole nipponiche, con i loro corsi e cicli diversi da quelli occidentali - caratterizza da sempre l'attenzione non soltanto degli otaku più intransingenti, ma anche di quegli spettatori che lì ritrovano nostalgie di infanzie mai del tutto dimenticate, tra amori utopici e sogni di futuri prossimi mai realizzati.
Per quest'articolo abbiamo deciso di concentrarci su un paio di titoli cult, che molti di voi conosceranno già ma che (altret)tanti probabilmente non hanno mai sentito nominare. Eccoci perciò qui a parlare di due film, usciti a un solo anno di distanza l'uno dall'altro, nei quali la musica è elemento chiave all'interno della narrazione, catalizzatrice di speranze e amicizie tra le protagoniste femminili delle rispettive storie.
Divisa bianca e gonnellina blu d'ordinanza, queste ragazze che si ritrovano ad affrontare visissitudini comuni e personali possono fare affidamento su quella passione, per alcuni neonata per altre già insita, che darà nuovo slancio alle rispettive esistenze. I banchi di scuola fanno così da sfondo a un eterogeneo percorso di formazione, dove tutti i numerosi personaggi troveranno finalmente il proprio posto nel mondo.

Ma andiamo con ordine, analizzando brevemente le trame di entrambi. La vicenda di Swing Girl, uscito nel 2004 per la regia di Shinobu Yaguchi (anche autore della sceneggiatura), ha inizio in una cittadina di campagna durante i corsi estivi. Alcune studentesse, annoiate dalla pesantezza della materia, approfittano dell'indigestione di massa della quale è rimasta vittima la banda musicale scolastica per prendere temporaneamente il posto dei vari componenti indisposti, imparando - tranne rari casi - a suonare gli strumenti da zero. Quello che era nato come un furbo espediente per saltare le lezioni di recupero, evolve in breve tempo in una profonda, inaspettata, passione per la musica e per il jazz, che spingerà le giovani protagoniste a formare un gruppo tutto loro, in attesa di un grande evento dal vivo che si terrà da lì a pochi mesi.
Una frizzante ed energica teen-comedy a ritmo di swing, popolata da figure femminili adorabili - ognuna con il giusto spazio riservato, in un contesto quanto mai corale - alle prese con situazioni universali ambientate ai tempi del liceo. Il film trascina con la forza della musica e della simpatia e con un tour de force finale dove battere la mani a tempo è quasi un obbligo morale.
Proprio l'apoteosi finale è uno dei tanti elementi che lo accomuna a Linda Linda Linda, uscito nelle sale nipponiche l'anno successivo per mano di Nobuhiro Yamashita. Anche qui l'epilogo è un'apoteosi trascinante, dove sarà ancora una volta la musica a fare da assoluta padrona della scena. Quando mancano soltanto tre giorni al festival scolastico che segnerà la fine del loro percorso al liceo, una band rock tutta al femminile - formata da Kei, Ryoko e Shiroko - si ritrova alle prese con una crisi interna dopo la brusca separazione con la cantante. In cerca di qualcuna che possa sostituirla last-minute, puntano le loro carte su Son, studentessa coreana arrivata tramite uno scambio culturale. In quel brevissimo lasso di tempo dovranno studiare alcune popolari canzoni della band punk giapponese Blue Hearts, alla base della loro scaletta.

Un'opera forse ancor più malinconica, che si concentra sul nucleo delle quattro principali protagoniste con pur un buon contorno di elementi a supporto: il più classico dei feelgood-movie, con la title-track il cui irresistibile ritornello entra in testa e non se ne va più - ascoltare per credere. Un'amicizia dal sapore universale su trascinanti sonorità rock, con la presenza di una giovane Bae Doona nelle vesti di improvvista vocalist a sugellare quel tono di tenera ironia che accompagna il fulcro del racconto.
In entrambi i casi le atmosfere ci trasportano nel cuore della giovinezza, con i primi amori e le classiche difficoltà di quell'età così complessa a trovare ideale valvola di sfogo in quella passione che diventa alpha e omega, annichilente e rigenerante al contempo. Il sottotesto romantico non è mai preponderante, rimane sulle sfondo con alcune piccole sottotrame, tra silenzi e non detti, mentre ad uscire prepotente e sincero è sempre e comunque l'inno all'amicizia femminile, in contesti dove il termine girl-power si può usare, una volta tanto, non a sproposito. L'unione fa la forza in vicende di riscatto e rivincita, siano queste direttamente legate alla figure principali o anche a tasselli secondari: nel caso di Swing Girls il professore che ha ritrovato una devozione perduta, in Linda Linda Linda altre liceali che intervengono a coprire il ritardo delle protagoniste.
Perché naturalmente nei due film le nostre protagoniste si trovano ad affrontare una serie di imprevisti e disavventure, alcuni frutto della loro negligenza e altri figli di un destino solo parzialmente crudele, e proprio nel superamento di tali difficoltà si compie pienamente quel duplice cammino, musicale e spirituale. Il tutto immerso in quella tipica cultura del Sol Levante che abbiamo imparato a conoscere, tra le sale da karaoke che diventano potenziale rifugio per esprimere e affinare le proprie abilità e quelle aule scolastiche ordinatissime e pulitissime, location chiave dalle quali nascono le ambizioni e le speranze di chi cerca in una canzone un'ancora di salvezza.

Linda Linda Linda (2005)